Aggressioni ai sanitari, Cgil, Cisl e Uil: «No alle indennità, la sicurezza non è monetizzabile»
Il fenomeno delle aggressioni al personale sanitario è l’importante punto all’ordine del giorno dell’incontro programmato per il 7 ottobre tra la Direzione aziendale dell’Ausl di Imola, tutte le organizzazioni sindacali dell’Area comparto e dirigenza e la Rsu aziendale. Un incontro richiesto fortemente da Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl a fronte dei recenti episodi di violenza, ultimo quello del 22 settembre scorse dove un 27enne ferì due infermieri e un medico prima di essere arrestato.
«Le nostre proposte sono mirate a garantire presidi di sicurezza gestiti in modo continuativo dalle forze dell’ordine per quanto riguarda il pronto soccorso e da vigilanza per le aree a maggiore intensità di pubblico, sia nell’ospedale nuovo che nell’ospedale vecchio – scrivono Erika Ferretti (Fp Cgil), Stefano Franceschelli (Cisl Fp) e Giuseppe Rago (Uil Fpl) -. Ad aumentare poi il personale nei servizi a diretto contatto con l’utenza più critica, in particolare nelle ore notturne e a rivedere la logistica degli spazi del pronto soccorso per renderli più sicuri separare maggiormente le aree di attesa da quelle di assistenza».
I sindacati chiedono inoltre «che gli operatori non siano lasciati soli e sia fornito loro il supporto necessario per affrontare le criticità collegate a utenti con disagio psichiatrico, anche attraverso una formazione dedicata – continuano -. Siamo convinti che le persone debbano recarsi al lavoro e sentirsi sicure per potere esercitare al meglio la propria professionalità».
All’incontro però ci arrivano con una preoccupazione in più. «Abbiamo appreso che un sindacato autonomo avrebbe svolto un incontro in Prefettura con le aziende sanitarie, nel quale avrebbe ottenuto con soddisfazione “aperture da parte dei vertici aziendali alla richiesta di remunerare gli operatori a rischio aggressione con un’indennità specifica” – fanno sapere -. Si tratterebbe quindi di monetizzare le persone che subiscono aggressione compensandole con una indennità economica e per noi sarebbe inaccettabile. La sicurezza non è monetizzabile, deve essere garantita e basta. Non vogliamo nemmeno entrare nel merito di dove verrebbero reperite queste risorse, in quanto al personale che lavora in situazioni di particolare disagio e rischio, come il pronto soccorso, è già riconosciuta oggi un’indennità specifica e questa fantomatica proposta si tradurrebbe nell’attingere ulteriormente dai Fondi contrattuali già risicati di tutti i lavoratori per un onere, quello di garantire la sicurezza, che deve essere invece a carico dell’azienda. Senza contare che si rischierebbe paradossalmente un pericoloso effetto “legittimante” per comportamenti violenti, che ricordiamo non sono solo riferiti ad aggressioni fisiche ma anche a violenze verbali e psicologiche quotidiane».
In definitiva i sindacati non sono favorevoli «a un ulteriore schiaffo morale ai danni degli operatori – concludono -. Le indennità contrattuali servono per valorizzare la professionalità e remunerare il disagio, non per pagare un risarcimento danni».