Il Pignoletto diventa Dop. Bonaccini: «Frutto del grande lavoro dei territori vitivinicoli»
La Commissione europea, a termine di una procedura che si è prolungata per anni, ha inserito il Pignoletto, prodotto nelle province di Bologna, Modena e Ravenna, nel registro Ue delle origini protette come Dop Emilia-Romagna.
Secondo il disciplinare, i vini della Dop devono essere ottenuti da uve provenienti da vigneti costituiti dal vitigno Pignoletto almeno per l’85%, il rimanente può arrivare da vitigni a bacca di colore analogo presenti nei vigneti in ambito aziendale, da soli o congiuntamente, fino ad un massimo del 15% (come Pinot nero o grigio vinificato in bianco). La resa massima dell’uva in vino finito non deve essere superiore al 70%. L’imbottigliamento è limitato alla zona di produzione, al fine di salvaguardare la qualità, garantire l’origine e i controlli. Il Pignoletto potrà giovarsi delle denominazioni nazionali Doc e Docg ed essere prodotto sia nelle categorie vino, vino frizzante o spumante, passito e vendemmia tardiva.
«Questo risultato contribuisce a rafforzare il patrimonio delle denominazioni di origine e indicazioni geografiche della nostra regione, rafforzando la produzione di Pignoletto. L’Emilia-Romagna ha una posizione consolidata nel mondo del vino, con un’importante crescita sul mercato interno e su quello estero. In questi ultimi anni abbiamo visto un’evoluzione economica e produttiva con etichette e cantine che hanno portato premi e riconoscimenti, segno di un innalzamento della qualità». Così il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, e l’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi, hanno commentato la notizia.
red.cro.