Violenza sulle donne, Lucarelli: «Storie da Medioevo. Il comune denominatore: sono maschi»
«I reati che riguardano donne e minori non calano mai. Esistono ancora delle storie che sono da Medioevo. Riduzione in schiavitù, vessazioni tremende, violenza fisica, psicologica, economica».
A dirlo è Carlo Lucarelli, che racconta storie, casi e dati della Fondazione emiliano-romagnola per le vittime dei reati, di cui è presidente. Una fondazione che da vent’anni si occupa di sostenere vittime di reati gravi e gravissimi, aiutandole a rimettere assieme vite sconvolte dalle conseguenze di eventi tragici o violenti. «Ci siamo occupati di femminicidi e soprattutto di violenza di genere, di violenza dentro la famiglia e reati sui minori. Casi impressionanti, sia a livello di numeri che, soprattutto, di storie».
Parliamo di un problema culturale enorme.
«Il crimine è una questione culturale ma non solo: le rapine sono legate alla povertà ad esempio. La violenza sulle donne invece è una questione puramente culturale. Si fa presto a dare delle giustificazioni: “Eh ma sono matti”, e però sono tanti, siamo in tanti a essere matti. “Eh ma sono stranieri, vengono da una cultura diversa, sono musulmani”. Eh no, perché non sono solo musulmani, e non vengono solo da zone rurali. Vengono dappertutto e sono anche italiani. Se devo trovare un denominatore comune di tutte queste persone è che sono maschi».
L’intervista completa a Carlo Lucarelli sul numero del «sabato sera» di questa settimana
so.na.
In foto: Carlo Lucarelli e uno dei manifesti della campagna della Regione Emilia-Romagna
“Se te lo dice è violenza”