Imola è parte civile nel processo per mafia «Radici», persone vicine alla ‘ndrangheta rilevavano società e poi fallivano
Nell’udienza di ieri i giudici hanno ammesso la costituzione di parte civile del Comune di Imola, insieme all’associazione Libera, ai comuni di Cervia, Cesenatico e Reggio Emilia, di Cgil, Cisl e Uil, nel processo Radici. Un procedimento in cui viene contestata l’aggravante mafiosa, nato dall’operazione della guardia di finanza, che nell’ottobre del 2022 svelò un articolato progetto per inserirsi nel tessuto economico-finanziario regionale, Imola compresa. È la seconda volta – dopo il precedente Black Monkey – che il Comune di Imola si costituisce parte civile in un procedimento che ha al centro reati del genere. «Abbiamo deciso di costituirci parte civile per la rilevanza e l’allarme sociale provocato dalle condotte contestate nei
capi di imputazione, alcune delle quali commesse sul nostro territorio», afferma l’assessore alla Legalità, Giacomo Gambi. «La pericolosità e la pervasività dell’organizzazione è dimostrata dalla capacità di porre in essere una strategia che ha visto, secondo l’accusa, la costituzione di nuove società per poter acquistare rami d’azienda con lo schermo delle intestazioni fittizie di beni e lo svuotamento delle società attraverso manovre distrattive che ne determinavano il fallimento. Tali attività hanno causato un danno all’economia sana e alla stessa immagine della nostra città. Esserci costituiti parte civile ci permette di seguire le vicende processuali e affermare che sul nostro territorio non c’è spazio per l’illegalità», conclude Gambi insieme al sindaco Marco Panieri.
so.na.