Caldo e siccità dopo la troppa pioggia, Tampieri (Cia): «Danni incalcolabili, agricoltori in balia dei cambiamenti climatici»
Dopo l’eccesso di pioggia di maggio e un giugno sostanzialmente instabile, sono arrivate temperature sopra la media e la siccità. L’ennesimo paradosso climatico iniziato con le gelate di primavera, che avevano già compromesso la produttività di gran parte dei raccolti frutticoli e orticoli. A lanciare l’allarme è la Cia-Agricoltori Italiani Imola, ma i timori serpeggiano già da giorni nelle campagne. «Siamo passati, come indicavano tutti i modelli previsionali, da un fenomeno estremo all’altro – commenta Luana Tampieri, presidente di Cia Imola – e la crisi delle aziende agricole, così come i danni alle colture, stanno diventando incalcolabili». Molta la preoccupazione delle aziende agricole e non solo tra quelle che hanno subito i danni peggiori a causa dell’alluvione e delle frane. «Non c’è un agricoltore o una produzione che non stia pagando, in qualche modo, gli effetti del clima – continua Tampieri -. Una scia di danni ancora da quantificare in maniera chiara e anche da risarcire, così come quelli da gelate, perché dopo la nomina del commissario (Figliuolo) si è nuovamente fermato tutto, tanto che anche nei giorni scorsi la Regione ha sollecitato il Governo a intervenire il prima possibile».
L’Arpae ha già predisposto, come nel 2022, la possibile limitazione dei prelievi se il livello dei corsi d’acqua dovesse scendere al di sotto del Dmv (Deflusso minimo vitale). «E, visto che nei fiumi torrentizi come il Sillaro si intravede già il greto, non credo sia un’ipotesi così remota». Ipotesi drammatica per le aziende che hanno avuto le infrastrutture irrigue danneggiate dall’alluvione.
«Unica nota positiva è il risarcimento per i danni da siccità 2022 che è stato assegnato alla nostra Regione dal Fondo di solidarietà nazionale e che arriverà, speriamo, il prima possibile. Ma, come ho già ribadito diverse volte: non possiamo andare avanti a colpi di risarcimenti – rilancia Tampieri -. Bisogna lavorare fin da subito per creare infrastrutture resilienti ai cambiamenti climatici, per salvaguardare le aziende e i cittadini dai fenomeni alluvionali e consentire di immagazzinare l’acqua quando arriva, per poterla riutilizzare nei momenti di siccità». (r.cr.)
Nella foto il Sillaro con pochissima acqua, si vede già il greto del torrente