Materiale «pirata» in negozio, il giudice archivia il caso «per infondatezza della notizia di reato»
Archiviazione per infondatezza della notizia di reato. È questa la decisione del giudice sul caso che vedeva coinvolto il titolare di un negozio di Castel Guelfo, destinato al commercio al dettaglio di materiale audiovisivo, sorpreso, e poi denunciato, a maggio 2021 dalla guardia di finanza per 480 tra cd e dvd «pirata» e privi del contrassegno Siae.
Il legale del titolare, l’avvocato Alessandro Cavallari, ha inviato il provvedimento conclusivo del procedimento nel quale viene spiegato come dopo la denuncia «è stata presentata una memoria con la quale l’indagato chiariva personalmente alI’Autorità giudiziaria l’equivoco nel quale erano incorsi i finanzieri. Il titolare rappresentava che, in riferimento alla vendita di materiale usato egli poneva in essere un triplice ordine di verifiche. Preliminarmente stabiliva se il disco era copia originale o una sua duplicazione. Se era originale valutava il ritorno economico ed infine, se lo riteneva valido, avviava le pratiche per l’emissione del contrassegno Siae. Per tale motivo i supporti sequestrati, non essendo ancora stati selezionati, si trovavano riposto in scatole nel magazzino del locale commerciale».
Successivamente «il 27 aprile 2022 veniva depositata la relazione tecnica di un funzionario Siae, incaricato dalla guardia di finanza, la quale concludeva per la presenza di 2 cd regolari, 19 supporti che potevano essere regolarizzati e 261 cd irregolari in quanto privi del contrassegno Siae – si legge nel documento -. Il pm, letti gli atti del procedimento, presentava richiesta di archiviazione per particolare tenuità del fatto ai sensi degli articoli. 131 bis c.p. L’indagato, il 6 luglio 2022, si opponeva alla richiesta di archiviazione così formulata dal pm. A parere dell’opponente, la fattispecie incriminata e ipotizzata punisce la condotta di detenzione che sia univocamente finalizzata alla cessione, viceversa la liceità del comportamento dell’indagato si evinceva da più indici: l’assenza di contestazioni con riguardo agli oltre ventimila titoli in vendita tra i quali alcuni provenienti dal mercato dell’usato, la collocazione fisica dei supporti nel magazzino, l’effettiva presenza di 21 dischi originali tra quelli sequestrati».
All’udienza del 22 dicembre 2022 la difesa dell’indagato chiese invece l’archiviazione del procedimento per infondatezza della notizia di reato. Il giudicem non accogliendo la richiesta del pm, ritenne che non sussisteva alcun tipo di illiceità nella condotta tenuta in concreto dall’indagato, «Difatti, la norma incriminatrice punisce se il fatto è commesso per uso personale, chiunque, a fini di lucro (…) detiene per la vendita o la distribuzione (…) qualsiasi supporto per il quale è prescritta l’apposizione di contrassegno da parte della Siae, privi del contrassegno medesimo – dice il provvedimento conclusivo -. I supporti avrebbero dovuto essere esposti al pubblico ed invece sono stati rinvenuti nel magazzino dell’esercizio commerciale o comunque in luoghi che non denotano in alcun modo l’offerta al pubblico. Il titolare aveva acquistato o ricevuto materiale da privati e che in un momento successivo avrebbero dovuto essere analizzati nel loro contenuto per la successiva valutazione. Solo all’esito di tale vaglio l’indagato avrebbe provveduto alle pratiche relative ai bollini Siae. In conclusione, il giudice ritiene che la mera detenzione di materiale privo di contrassegno non integri il reato previsto dalla fattispecie». (r.cr.)
Nella foto (concessa dalla guardia di finanza): i cd e dvd sequestrati