Giornata dell’infermiere: ruolo sempre più centrale nella sanità. La testimonianza di Elisa Righini
“Recentemente è stato firmato un protocollo di intesa tra la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche e la Confederazione delle Associazioni Regionale di Distretto – Società Scientifica delle Attività Territoriali, per potenziare i distretti sanitari con la nuova figura dell’infermiere di famiglia e comunità”. A ricordarlo è l’Ausl di Imola nella Giornata internazionale dell’infermiere.
L’infermiere di famiglia, secondo l’Oms, aiuta le persone ad adattarsi alla malattia e alla disabilità cronica, trascorrendo buona parte del suo tempo nell’assistenza di prossimità e al domicilio stesso del malato e della sua famiglia, con un forte orientamento alla gestione proattiva della salute e di risposta ai bisogni di salute della popolazione di uno specifico ambito territoriale e comunitario di riferimento.
In generale, la Regione ha già sottolineato più volte, e lo si vede anche sui territori, come la carenza di personale sanitario non riguardi solo i camici bianchi ma anche e soprattutto gli infermieri, le cui competenze si sono ampliate sempre più, figure centrali della sanità.
A ricordarlo per tutti la testimonianza di Lisa Righini, 24 anni, che presta la sua opera nella Cra Cassiano Tozzoli di Imola e lavora per l’Asp di Imola. “Cuore-mani-testa, ecco cosa identifica un infermiere professionale” , dice Righini nella nota diffusa dall’Asp in occasione della Giornata internazionale dell’infermiere. Dopo due tirocini ospedalieri ha scelto l’Asp perché “mi ha dato la possibilità di esprimere al meglio ciò che sento essere una vocazione, prima ancora che una professione. Quando un anziano ricoverato in ospedale, chiede alla propria figlia di essere riportato a casa, e per casa intende la Cra, sento che abbiamo lavorato tutti bene” conclude. (r.cr.)