L’appello delle coop. sociali alla Regione: «Costi troppo alti, adeguare le tariffe o servizi a rischio»
Agci Imprese Sociali, Confcooperative Federsolidarietà e Legacoopsociali, le centrali di riferimento delle cooperative sociali, hanno lanciato ieri un allarme sulla continuità dei servizi diurni, residenziali e domiciliari rivolti a persone non autosufficienti (anziani e disabili) in Emilia Romagna. I servizi sono messi a rischio dall’aumento materie prime e energia a cui si sommano i costi del personale, sempre più difficile da trovare. «A fronte di un costo complessivo di circa 120 euro procapite per una giornata in Cra (Casa residenze anziani) – spiegano le centrali della cooperazione sociale emiliano-romagnola – riceviamo oggi 109 euro e le cooperative che gestiscono servizi in accreditamento, chiudono in perdita da anni. Pur non corrispondendo alle richieste che, come Associazioni cooperative avevamo presentato, il modesto adeguamento delle tariffe stabilito nei mesi passati ha fornito un po’ di ossigeno, purtroppo insufficiente per coprire la quasi totalità dei bilanci in rosso che saranno presentati alle prossime assemblee dei soci e delle socie del mese di maggio».
La Regione Emilia-Romagna, grazie al Fondo per la non autosufficienza, ha garantito dal 2009 le attività di 800 servizi diurni, residenziali, domiciliari, che per il 70% gestiti da enti del Terzo settore, in particolare le cooperative sociali. Ora il percorso di riforma dell’accreditamento appena avviato viene ritenuto importante ma, si legge nella nota delle coop, «non possiamo attendere l’esito dei lavori e ci aspettiamo dalla Regione un urgente adeguamento tariffario che permetta ai gestori di poter chiudere i bilanci del 2023 evitando la chiusura dei servizi». (r.cr.)
Nella foto i presidenti Emanuele Monaci, Agci Imprese Sociali Emilia-Romagna, Antonio Buzzi, Confcooperative Federsolidarietà Emilia Romagna, Alberto Alberani, Legacoopsociali Emilia-Romagna