Sanità, Lepore accelera per l’Azienda unica metropolitana, Panieri tira il freno: «Non si prescinde dall’autonomia di Imola»
A far partire tutto è stata la dichiarazione del sindaco metropolitano Matteo Lepore. Questa mattina in Sala Borsa, a margine della presentazione di una ricerca condotta dall’Alma Mater sulle disuguaglianze sanitarie in città, ha detto che per la sanità bolognese è giunto il «momento delle scelte coraggiose». E arrivare ad avere un’unica grande azienda sanitaria a livello metropolitano «è un’occasione che non bisogna farsi sfuggire».
Una dichiarazione che ha lasciato perplessi gli imolesi. Marco Panieri, presidente del Circondario e sindaco di Imola, ha risposto deciso: «Per il nostro territorio ogni ragionamento non può prescindere dall’autonomia della nostra Ausl».
La riflessione sulle possibili integrazioni tra Aziende sanitarie metropolitane e anche la loro messa in atto da un punto di vista socio-sanitario, sta andando avanti da tempo. Però l’ipotesi di un’unificazione delle Ausl di Imola e Bologna è stata sempre formalmente esclusa. Davanti all’accelerazione verso l’orizzonte di un’unica azienda, quindi, Imola tira il freno. «Qualsiasi innovazione dell’attuale governance deve partire dalla qualità dei servizi socio sanitari garantiti sia a livello del nostro ospedale che del distretto – annota Panieri -, così come si dovrà discutere del futuro dell’Istituto di Montecatone, nella fase di riordino degli Irccs bolognesi. La ricerca di possibili soluzioni ottimali non deve essere dettata solo dai meri aspetti economici – aggiunge il presidente del Circondario -, ma occorre ragionare per garantire la qualità dei servizi offerti ai cittadini e favorire la ricerca, considerando la presenza dell’Università di Bologna e di 3 Irccs nell’area della Città metropolitana di Bologna. E’ per questo che prima di tutto è fondamentale un confronto politico, a tutti i livelli, che sia accompagnato da un percorso tecnico di approfondimento. Il confronto politico deve essere la base delle decisioni, per poi definire i modelli organizzativi atti a mettere in pratica le scelte politiche compiute, anche con il coinvolgimento della cittadinanza del territorio metropolitano».
Da mesi a livello metropolitano è attivo un gruppo di lavoro guidato da Danila Valenti, direttrice del dipartimento integrazione interaziendale dell’Ausl di Bologna, con la partecipazione delle Aziende sanitarie, degli Irccs, della Regione, del Comune e della Città metropolitana. «Ci sono alcuni scenari di aggregazione – spiega Lepore – io credo che insieme alla Regione e all’Università dovremo fare la scelta più coraggiosa e lavorare con i professionisti di questo settore. E questo non solo perchè mancano le risorse. Chiaramente sappiamo bene che il sistema sanitario nazionale, in questo momento, su cinque miliardi di euro di necessità ne ha soltanto due a disposizione. Quindi il tema c’è».
«Quello che interessa oggi, in particolare dopo questi anni di pandemia, per dare un segnale di un nuovo corso come amministratori pubblici e sindaci, non deve essere tanto di discutere se fare o meno una Ausl unica a livello metropolitano, quanto piuttosto discutere di come migliorare il servizio per i cittadini. E questo non può prescindere da un iniziale confronto politico, a tutti i livelli» conclude Panieri. (l.a.)
Nella foto Matteo Lepore e Marco Panieri
In passato abbiamo già assistito a transumanze di medici da un ospedale ad un altro in conseguenza di scelte politiche discutibili che non tenevano conto delle esigenze dei cittadini.
L’Ausl di Imola deve mantenere la propria autonomia, dotando il proprio organico di professionisti, rafforzando nel contempo i collegamenti con le eccellenze sanitarie esistenti nella nostra Regione.
Noi abbiamo già dato a Bologna ci hanno già tolto l autonomia bologna ha spolpato i nostri reparti togliendo i primari solo ad orari sindaco tieni duro altrimenti scompariamo già ira siamo in classe c
Il caso della Ausl unica della Romagna sta facendo scuola. Città capoluoghi di provincia come Ravenna, Forlì, Rimini e Cesena hanno fatto un passo indietro per mettere in rete le migliori opportunità di crescita professionale per gli operatori sanitari al fine di migliorare il servizio sanitario da offrire ai propri cittadini di un comprensorio più vasto. L’area vasta della Romagna quindi diventa attrattiva per i migliori professionisti a discapito delle piccole Ausl che non offrono percorsi di carriera adeguati e stimolanti, con la conseguenza che i servizi specialistici resi non sono più all’altezza delle aspettative dei cittadini. A che servono le strumentazioni all’avanguardia che enti e imprese (Sacmi, Cefla, Fondazione…) donano periodicamente all’Ausl di Imola se poi non ci sono radiologi e chirurghi che le utilizzano con qualità e quantità?