Mario Perrotta fa poker, all’attore e regista medicinese il «Premio Ubu» per il miglior nuovo testo a «Dei figli»
Ha fatto quaterna, ma vale come una tombola e anche di più. Mario Perrotta, attore, autore e regista residente a Medicina, ha vinto ieri sera per lo spettacolo «Dei figli» il Premio Ubu nella categoria «Miglior nuovo testo italiano/Scrittura drammaturgica», ex aequo con Frosini e Timpano per Ottantanove. Consegnato durante una cerimonia all’Arena del Sole di Bologna, il riconoscimento che è l’Oscar del teatro italiano arriva, per Perrotta, dopo altre tre vittorie: nel 2015 (miglior progetto artistico e organizzativo per l’intero Progetto Ligabue), nel 2013 (miglior attore protagonista per «Un bès – Antonio Ligabue», e nel 2011 (Premio Ubu speciale per «Trilogia sull’individuo sociale»).
«È arrivato, per me, il quarto Premio Ubu ed è come se si chiudesse un po’ il cerchio rispetto a ciò che sono realmente come uomo di teatro – afferma – perché dopo aver ricevuto lo stesso riconoscimento come ideatore di progetti complessi e per la loro regia (la Trilogia sull’individuo sociale e il Progetto Ligabue), poi come attore (ex-aequo con Carlo Cecchi, attore immenso che da ragazzino vivevo come un mito irraggiungibile), vengo premiato come autore, dopo essere stato candidato più volte in questa categoria. Questo mi rende particolarmente felice, perché la scrittura è la parte più complessa e faticosa del mio lavoro»
Di «Dei figli» Perrotta è anche interprete. Uno spettacolo che «ragiona su uno dei fenomeni più devastanti della nostra contemporaneità – commenta -: eterni figli che non hanno nessuna intenzione di dismettere il ruolo all’interno della famiglia. L’ho fatto usando un’ironia amarissima che, unita a un cast strepitoso di 11 attori e al rapporto “a orologeria” tra attori video e attori live, ha probabilmente decretato la vittoria del testo ai Premi Ubu».
Mario Perrotta (foto dalla pagina Facebook Associazione Ubu per Franco Quadri)