Coronavirus, l’Ausl deve reintegrare 11 sanitari non vaccinati, la Regione: non vicino ai fragili
L’Ordine dei medici di Bologna ha reso noto di aver «provveduto dal 2 novembre ad effettuare in via immediata gli opportuni emendamenti», in pratica viene meno la sospensione dei sanitari non in regola le vaccinazioni anci-Covid possono ricominciare a lavorare. È l’effetto del decreto approvato dal Governo che ha interrotto due mesi prima il termine dell’obbligo per medici, infermieri o chiunque sia iscritto ad un ordine professionale di area sanitaria, dentisti e veterinari compresi. Si parla, in realtà, di numeri irrisori, l’Ordine dei medici parla di 140 in tutta l’area metropolitana. Per quanto riguarda l’Azienda usl di Imola ci sono 11 operatori da reintegrare, 3 Oss e 5 infermieri, 1 amministrativo, 1 ostetrica e 1 medico di medicina generale.
Più complicato capire a quali reparti o compiti saranno assegnati. Come ha stabilito il ministro della Salute, Orazio Schillaci, spetta alle Aziende sanitarie la scelta sulla ricollocazione del personale non vaccinato; l’Emilia Romagna ha convocato per lunedì la Cabina di regia Covid, l’organo tecnico-scientifico deputato a fornire le indicazioni operative. L’assessore alle Politiche per la salute, Raffaele Donini, ha chiarito la linea regionale: “In attesa del confronto tecnico – ha detto – mi aspetto dalle Aziende sanitarie che il personale medico ed infermieristico reintegrato non venga impegnato in reparti in cui ci siano pazienti fragili. Ciò a tutela dei pazienti e degli operatori stessi”.
Poi, volendo, ci sarebbe da capire anche come comportarsi in futuro: l’Ausl di Imola ha altri 18 operatori che sono a tre mesi da vaccinazione o guarigione (dopo 120 giorni dovrebbero fare il richiamo o booster). In generale, convincere a proseguire con le vaccinazioni chi fino ad ora ha rispettato le regole rischia di diventare molto complicato. (l.a.)