Piero Angela, quell”intervista a «sabato sera» seduto al pianoforte del Teatro di Imola
La scomparsa di Piero Angela è stata giustamente ricordata per la figura del grande giornalista e divulgatore. Altra passione di Angela era la musica, in particolare era un ottimo pianista. Il 5 febbraio 2016 l”Accademia pianistica Incontri col Maestro gli consegnò un diploma honoris causa durante una serata al Teatro comunale. In quella occasione Piero Angela fu intervistato sulle colonne di «sabato sera» dalla giornalista e musicista Valentina Monti. Riportiamo di seguito l”articolo che pubblicò il nostro settimanale cartaceo.
«In modo immeritato ho ricevuto questo premio, del quale sono molto sorpreso. Stasera ascolterò con molta attenzione le motivazioni! Non so se sarò promosso o bocciato dopo la mia esibizione: meno male che il diploma me lo danno subito, così poi non me lo tolgono nel caso ci ripensassero!». Venerdì 5 febbraio, Piero Angela ha commentato così, con un sorriso, il riconoscimento honoris causa conferitogli dall’Accademia pianistica «Incontri col maestro», e lo ha fatto durante un incontro con la stampa tenuto prima di salire sul palco del teatro Stignani per ritirare il riconoscimento ed esibirsi. Un teatro che ha colpito il giornalista e divulgatore, «per la sua bellezza», così come il centro storico di Imola, città che non aveva mai visitato.
«Non ero mai stato a Imola, ma conoscevo di fama l’Accademia pianistica, che è un’istituzione molto prestigiosa – ha commentato Angela, che ha aggiunto il diploma imolese alle altre otto lauree ad honorem in suo possesso -. So che questo diploma è stato dato prima di me a Fedele Confalonieri, che si è diplomato al conservatorio a 70 anni: se lo è davvero meritato. E’ un invito a guardare a tutte le persone che amano la musica al di là del loro mestiere e suonano in maniera amatoriale o semi professionale: sono ammirevoli, perché suonare significa sottrarre tanto tempo a tutto il resto».
Volto noto al pubblico per la sua capacità di appassionare tutti anche ad argomenti «ostici» come la scienza e la tecnologia, Piero Angela nasce come musicista prima che come divulgatore. Nel primo dopoguerra infatti calca i palchi suonando jazz da professionista assieme ad amici musicisti come il chitarrista Franco Cerri, pioniere del jazz italiano, che ha da poco festeggiato i 90 anni.
«La musica è sempre stata la mia passione. Dopo la guerra ho scoperto il jazz, questa musica che sviluppa la creatività e che il fascismo aveva censurato. Successivamente la vita mi ha portato a fare un altro mestiere, ma per il quale bisogna sempre essere inventivi».
Una passione, quella per la musica che Piero Angela ha definito «un virus» e che è nata nell’infanzia. «Avevo un amico alle scuole elementari che si chiamava Lodovico, in onore a Beethoven, che suonava il piano ed era avviato alla carriera concertistica. Ci frequentavamo molto e i miei genitori comprarono un pianoforte anche a me. Poi però abbandonai lo studio: quando la maestra, che era molto rigorosa, veniva a casa nostra per le lezioni di pianoforte io e mia sorella ci chiudevamo in bagno! Ricordo mia madre che bussava alla porta per farci uscire. Così smisi di prendere lezioni, ma non di suonare: il pianoforte rimaneva lì, in casa, e piano piano cominciai a suonarlo da autodidatta, senza imposizioni. Solo dopo tornai a lezione, perché era nata in me la voglia di imparare. Funziona così anche nella scuola: se non si amano le materie che si studiano non si impara nulla». Un’intuizione che lo ha aiutato a creare puntata dopo puntata trasmissioni e documentari che hanno appassionato gli italiani, dove la musica è stata spesso protagonista. «La musica in Italia purtroppo, soprattutto la classica e il jazz, non ha un gran seguito, non fa ascolti in televisione. Nei miei programmi ho invitato importanti interpreti, da Uto Ughi a Franco Petracchi, il violoncellista Zaniboni poi i jazzisti Franco Cerri, Gianni Basso, Paolo Fresu, Enrico Rava… Ma ho sempre cercato di accompagnare le loro esibizioni con degli aneddoti e delle curiosità: in questo modo, spiegando le cose, la gente si appassiona. E’ un po’ il segreto di Super Quark. Spero di poter un giorno mettere insieme tutto questo materiale e fare un programma sulla musica».
In serata, dopo la sua esibizione al pianoforte, si sono esibiti sul palco dello Stignani, oltre all’Orchestra da camera di Imola, gli Swingle Singers, il settetto vocale da cinquant’anni protagonista della scena musicale internazione, che Angela scelse per la sigla di Quark. «Ero a Bruxelles, tra il ‘64 e il ‘68, per lavorare a dei documentari sullo spazio – racconta -. Andai a sentire un concerto di questo gruppo di cantanti, che trovai bravissimi, e all’uscita comprai alcuni dischi. Quando fu il momento di scegliere la sigla per il documentario che stavo facendo trovai la loro versione dell’Aria sulla quarta corda di Bach perfetta. Riuniva con molta grazia ed eleganza due cose che amo molto, Bach, il mio autore preferito, e il jazz. Successivamente ogni volta che dovevo scegliere una sigla quella mi sembrava sempre la più bella, così è diventata come un marchio di fabbrica di Quark». (va.mo.)
Nella fotografia, la pagina di sabato sera con l”intervista a Piero Angela