Il trombettista Paolo Fresu e le canzoni dello Zecchino d’oro sul palco dello Stignani
Una figura stilizzata, stagliata contro la luna, che suona la tromba, con le note che disegnano ricordi, sogni, desideri, fantasie. Si può immaginare così la magia di un trombettista. Oppure si può ascoltare Paolo Fresu, musicista sopraffino la cui carriera è costellata di esibizioni in tutto il mondo, collaborazioni con i più talentuosi esponenti del jazz (il regno in cui si muove abitualmente) ma anche in altri ambiti. Come ad esempio il teatro. E non a caso stasera (ore 21) sarà allo Stignani di Imola per la rassegna Crossroads. «PopOFF!», così si intitola lo spettacolo, è la rivisitazione in chiave jazz di alcune canzoni dello Zecchino d’oro, quali Quarantaquattro Gatti, Il valzer del moscerino, Il caffè della Peppina, Il pulcino ballerino, Volevo un gatto nero e, ovviamente, Popoff.
In un repertorio vasto come quello dello Zecchino d’oro, come vi siete mossi per la scelta dei brani?
«Fare una cernita è stata pro- prio la difficoltà. Abbiamo messo un repertorio dell’inizio della storia dello Zecchino, come Lettera a Pinocchio o La giostra del carillon che io amo più di qualsiasi altra. Poi, ad esempio, Popoff, che fa parte del repertorio che appartiene alla decade successiva. Ma anche Il katalicammello. Quella dello Zecchino d’oro è una lunga storia che ci accomuna e ci avvicina tutti». (s.f.)
L’intervista su «sabato sera» del 24 marzo.
Nella foto (di Roberto Cifarelli): Paolo Fresu