Concessioni balneari, acque agitate sotto gli ombrelloni del «nostro» mare
Con la bellezza di 1.064 stabilimenti balneari (prima in Italia, seguono la Toscana con 892 e la Liguria con 801), l’Emilia Romagna è sicuramente una delle Regioni più fortemente interessate alla discussione che si è aperta nel Governo per stabilire una norma che recepisca definitivamente la direttiva Bolkestein, come sentenziato dal Consiglio di Stato italiano nel novembre del 2021, in materia di libera concorrenza e concessioni demaniali. A metà febbraio, infatti, il Consiglio dei ministri ha dato il via libera alla riforma delle concessioni balneari, recependo quanto deciso dal Consiglio di Stato e anticipando al 31 dicembre 2023 (10 anni prima rispetto a quanto aveva stabilito la legge nazionale n. 145 del 2018), la scadenza delle attuali concessioni e, di conseguenza, la predisposizione dei bandi di gara da parte degli enti locali. Ora la palla passa al Parlamento. La questione non è semplice, lo dimostra il fatto che governi di tutti i colori alternatisi dal 2009 (anno di entrata in vigore della direttiva europea) ad oggi non abbiano mai voluto affrontare il tema, preferendo un continuo prorogare in avanti nel tempo le scadenze delle concessioni demaniali ai gestori di strutture balneari.
Per fare chiarezza abbiamo chiesto ad alcuni imolesi gestori di bagni sulla Riviera romagnola che cosa ne pensino e che cosa propongano per uscire dalle secche. Mario Castagnoli gestisce, insieme alla moglie Fabrizia Di Biase e al figlio Luca, il bagno Korasol di Lido di Classe, è molto amareggiato perché vede gli sforzi di una vita minacciati. «Per quanto mi riguarda le concessioni balneari non sono servizi ma beni, quindi noi pensiamo che dovrebbero essere escluse dalla norma». Luca Bartoli invece è un esempio lampante di cambio vita. Nel 2020 lascia il suo lavoro alla Sacmi per gestire il bagno Costa Azzurra a Marina Romea insieme alla moglie Silvia Minoccheri, nel 2021 si presenta l’occasione e acquista il suo primo bagno sempre a Marina Romea e lo battezza Playa Antigua. «Credo che la questione non sia mai stata trattata perché è piena di spine, che in politica si traducono in voti. Alla fine l’onere di decidere è stato lasciato al Consiglio di Stato, ora siamo tutti costretti ad affrontare e regolarizzare la questione». E poi il pensiero di Gianluigi Tossani, da nove anni proprietario del Waikiki di Punta Marina, comprato dopo aver visto un annuncio su internet. «Penso che prima di recepire una direttiva europea, che potrebbe stravolgere il modello turistico balneare italiano basato sugli attuali stabilimenti a conduzione prevalentemente famigliare, andrebbero fatte alcune valutazioni». (m.o.)
Le interviste su «sabato sera» del 10 marzo.
Nella foto (in senso antiorario): Luca e Roberto Castagnoli, Fabrizia Di Biase e Mario Castagnoli (bagno Korasol); Gianluigi Tossani (Waikiki); Silvia Minoccheri e Luca Bartoli (Playa Antigua)