Sanità, 13 milioni dal Pnrr fondi per ospedale e Case della comunità, ma mancano fondi per assumere medici e infermieri
La Regione ha confermato i fondi a disposizione dell’Azienda usl di Imola dalla ripartizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Ieri l’elenco degli interventi finanziabili e la relativa assegnazione delle risorse sul territorio è stata approvata in giunta e oggi presentata all’Assemblea regionale. Gli interventi sono stati decisi e condivisi nelle Conferenze socio-sanitarie.
In totale ci sono 13,106 milioni per l”Ausl di Imola. Per la sanità territoriale e le reti di prossimità sono 6,220 milioni, 2,9 milioni per il secondo stralcio della Casa della comunità di Imola (la nuova Casa della salute nell’ospedale vecchio), 728 mila per manutenzioni in quella di Medicina e 2,133 milioni per quella di Castel San Pietro. Poi, 458 mila per realizzare la Centrale operativa territoriale. Altri 5,485 milioni andranno per l’aggiornamento tecnologico, digitalizzazione e sicurezza dell’ospedale di via Montericco.
Entro il 2023 dovranno essere completate le gare per l’affidamento dei lavori, che andranno ultimati entro il 2026. Una tempistica strettissima che sta facendo tremare i polsi, come ha dichiarato un paio di settimane fa il direttore generale di Imola, Andrea Rossi, a “sabato sera”.
Ma il vero problema è che i fondi del Pnrr possono essere spesi per immobili e tecnologie, ma non per il personale. Il rischio è trovarci tra pochi anni con strutture inutilizzabili per la cronica carenza di medici e infermieri aggravatasi con il Covid. I sindacati di categoria hanno già lanciato l”allarme più volte.
Il via libera alle assunzioni, ad oggi deve avvenire a parità di costi, con le Regioni che lottano per il mancato riconoscimento da parte del Governo nazionale dalla totalità delle spese sostenute per il Covid. L”Emilia Romagna ha sollevato il problema a gran voce con l”assessore alle Politiche per la salute Raffaele Donini coordinatore della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni.
Il paradosso è che si trovano a rischio soprattutto le realtà che hanno offerto e offrono la sanità migliore e diffusa, come l’Emilia Romagna. (l.c.)