Per un minuto in più nella città che torna bella, il racconto della prima notte «gialla» a Imola
È bella Imola di notte. Fino a poco tempo fa, passeggiando di sera lungo le strade del centro, il silenzio era così intenso da sembrare irreale. La via Emilia si accartocciava su sé stessa sembrando quasi più piccola, flemmatica sotto l’orologio. Ora finalmente i bar e i ristoranti sono aperti e tutta la città si anima fin dal primo pomeriggio e poi prosegue, dritto, fino all’orario aperitivo, quando i parchi cittadini si animano e i bicchieri tintinnano.
I dehor si sono moltiplicati, allargati, sono diventati spazi sicuri nei quali si mangia e si beve in serenità. Una parvenza di normale che manca da molto tempo. Le ore scorrono sotto i timidi raggi di sole di una primavera che non vuole proprio arrivare, ma non è importante, si resta anche sotto la pioggia leggera, fine, che quasi non bagna e se bagna e allunga il vino va bene lo stesso. Si può andare anche al cinema, in sicurezza, con gli occhi ormai ridotti a piccole fessure, non più abituati al grande schermo. Occhi che si sgranano e che temono di non farcela a contenere tutto. Se prima il buio segnava l’inizio della notte ora ne segna quasi la fine. I ristoranti si affrettano quando cala la luce, manca poco al coprifuoco. Anche i bar diventano più frenetici e i giovani, seduti o in piedi, bevono veloci il proprio drink per avere il tempo di ordinarne un altro. È come tutto compresso, una notte che deve essere riassunta in poche ore. (fra.gian.)
Il racconto su «sabato sera» del 6 maggio.
Foto Isolapress