Covid-19 e imprese in crisi, «buon affare» per le mafie. Il 2021 sarà l’anno della ripresa economica?
«Il processo di superamento dell’emergenza, se non adeguatamente gestito, può rappresentare un’ulteriore opportunità di espansione dell’economia criminale». Inizia così l’ultima relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia (Dia), relativa al primo semestre del 2020. Il riferimento è alla pandemia di Coronavirus. Fin dal primo lockdown le organizzazioni mafiose hanno approfittato della crisi sanitaria per aumentare il controllo del territorio e incrementare il consenso sociale, grazie alla disponibilità di liquidità criminale utilizzata per «aiutare» le imprese in difficoltà: il rischio prospettato dalla Dia è che le attività imprenditoriali, in particolare quelle medio-piccole, vengano fagocitate dalla criminalità e utilizzate per riciclare capitali illeciti. Un rischio dal quale l’Emilia Romagna non è esente.
In una regione a forte presenza mafiosa, come hanno dimostrato i numeri processi celebrati nei tribunali emiliano-romagnoli, è concreto il rischio che le attività vengano svendute alle associazioni malavitose. Lo dice non solo la Direzione investigativa antimafia, ma anche alcune le evidenze di alcune recenti operazioni delle forze dell’ordine. «‘Sto Coronavirus è proprio un buon affare», si sente in un’intercettazione. A parlare è Salvatore Ermolo, ritenuto affiliato al clan camorristico dei Di Lauro e gestore, tramite prestanome, di un’azienda operante nel settore delle sanificazioni anti Covid-19 tra Rimini e Pesaro. Sembra di tornare indietro nel tempo, al maggio del 2012 quando l’Emilia venne colpita dal terremoto e, in una ormai nota telefonata, due ‘ndranghetisti, dopo la prima scossa, ridono dicendo: «Dai che andiamo a lavorare…».
Oggi siamo in una fase nuova, più complessa, dove è alto il rischio che le mafie presenti in regione, moderne e mimetiche, facciano in modo di approfittarne, lucrando ancora una volta sulla disperazione. Una fase caratterizzata dai sempre più evidenti effetti di una emergenza sanitaria che ha generato anche una crisi economica con gravi ricadute in ambito sociale: il pericolo è che si rafforzi il legame tra espansione criminale e fragilità. Un aspetto messo in evidenza dall’associazione Libera Bologna nel suo dossier «Mafie e crisi». «Il rischio più grande – si legge – è quello che riguarda la possibilità per le mafie di diventare promotrici di un welfare sociale sostitutivo di quello previsto dalla nostra Costituzione».
Ci sono, però, delle azioni che possono bloccare l’espansione delle associazioni criminali: prima fra tutte, lo stanziamento di fondi che arrivino davvero a chi ne ha
bisogno, ai più fragili. Politi- che attente e lungimiranti, a livello non solo nazionale ma anche e soprattutto locale. Privilegiare gestioni attente e non «iper-velocizzate», capaci di supportare realmente lo sviluppo economico post-crisi, facendo in modo di non dover scegliere tra il contrasto delle infiltrazioni mafiose e lo sviluppo economico più veloce possibile. E poi una rete sociale forte, che lotti per mantenere alla base di tutto un lavoro degno, l’equità, i diritti e la solidarietà. (Sofia Nardacchione)
Ma il 2021 sarà l’anno della ripresa economia? Su «sabato sera» del 25 marzo la nostra inchiesta tra le associazioni economiche del territorio (enti e associazioni di categoria del mondo cooperativo, industria, artigianato, commercio e agricoltura ed i sindacati), dopo uno studio di Prometeia pubblicato dalla Camera di Commercio di Bologna che prevede per quest’anno una risalita del Pil del 5% nell’area metropolitana bolognese.
Nella foto: la copertina del dossier «Mafia e crisi» redatto da Libera Bologna
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