Addio a Cicli Cinzia, a fine anno la storica azienda castellana chiude i battenti
Con la fine di questo 2020 funesto si chiude anche un pezzo di storia locale e italiana: Cicli Cinzia, nota azienda produttrice di biciclette con un’esperienza di 53 anni alle spalle, chiude i battenti. Una scelta presa, pur a malincuore, dai titolari Maurizio Bombi e Sergio Maccaferri che già da qualche anno non vedevano più un futuro per il segmento di mercato italiano (a sabato sera lo raccontavano già nel 2017).
Quali sono i motivi che vi hanno portato a decidere di chiudere?
«Ammainiamo le vele non per colpa nostra – risponde il titolare Maurizio Bombi, che dai primi anni duemila dirige l’azienda con il socio e cugino Sergio Maccaferri -. Il motivo per cui chiudiamo è da imputarsi alla globalizzazione, fenomeno imperversante che non ci aspettavamo potesse colpirci così. Per assurdo il Covid, quest’anno, ha trasformato la bici in un mezzo di trasporto determinante; nel boom vissuto dopo il primo lockdown, anche grazie agli incentivi per la mobilità sostenibile, non solo abbiamo recuperato le percentuali negative di marzo e aprile (-60%), ma il nostro fatturato ha registrato un +9%. Il problema non è se la gente va in bici, credo che il suo utilizzo crescerà ancora nei prossimi anni; il nostro problema è che le bici non sono più italiane. È un settore che va verso i Paesi stranieri, dell’est del mondo ma non solo: su tutti la Cina, che però avevamo contrastato grazie ai dazi; ma negli ultimi anni Paesi più vicini come Serbia, Tunisia e Turchia e anche all’interno della nostra Europa (Portogallo, Polonia, Romania), sono diventati produttori, pur senza una storia alle spalle, e ci fanno concorrenza in casa. Il risultato è che oggi i nostri prodotti non sono più competitivi sul mercato: a parità di componenti e qualità, le produzioni straniere sono più convenienti in termini di manodopera. È una consapevolezza che dispiace molto, perché sappiamo fare bici bene, come dimostra la nostra lunga storia. Ma a un certo punto bisogna prendere atto della realtà delle cose e scegliere di conseguenza. È un destino che non tocca solo la nostra piccola-media realtà, ma anche i grandi marchi». (mi.mo.)
Ulteriori approfondimenti su «sabato sera» del 24 dicembre.
Una delle foto pubblicitarie degli anni ’70 di Cicli Cinzia (tratta dal sito aziendale)
Se si specificasse per un oggetto in vendita se prodotto o assemblato in Italia secondo me molti sarebbero disposti a pagarlo anche un po di più….se a me proponesse una bicicletta costruita in Cina a 1000 £ e una di pari qualità costruita in Italia a 100 o 200 € in più sceglierei sicuramente quella italiana.