Distanti si parla di più, nuova vita ai radioamatori
La tecnologia fa passi da gigante nelle telecomunicazioni, ma il vecchio radioamatore è più vivo che mai, specie in tempi di Covid. «Un anno fa il canale 7 riservato a Imola era quasi deserto. Oggi è piuttosto vivace». Lo sostiene Antonio Clemente, 42 anni, ozzanese, meglio conosciuto come ballerino di polka chinata, ma di professione bancario, e che nel tempo libero tra una balera e l’altra smanetta con la sua radio, quella che una volta era a transistor, oggi in gran parte digitale. Cambia pelle e s’immerge in un linguaggio fatto di codici e parole chiave inaccessibile a chi non è del settore.
Ad esempio «CQ», che in inglese suona come «seek you», il segnale di chiamata a chiunque sia in ascolto. Oppure «DX», la richiesta di collegamento con stazione estera. O «Roger», ricevuto- tutto-bene. «Il 3 dicembre ho sostenuto l’esame ministeriale di teoria per ottenere la licenza di radioperatore, ma il grosso è stato da poco sburocratizzato» prosegue Antonio.
Nel recente Decreto semplificazione in materia d’innovazione (il numero 76 del 16 luglio), c’è infatti una norma abrogativa della tassa annuale che ogni detentore di Cb (acronimo di «citizen band») doveva versare, pari a 12 euro. Cassata anche la parte pratica dell’esame ministeriale, presso il Mise. Inoltre, non è più necessario fornire alle Forze dell’ordine la «dia», dichiarazione inizio attività, per chi volesse accedere alle frequenze Cb e Pmr (apparati portatili a bassa potenza) per comunicare con altre persone in ascolto, sia per lavoro o passione. (ti.fu.)
Ulteriori approfondimenti con una pagina intera dedicata all’argomento su «sabato sera» del 10 dicembre
Nella foto: Antonio Clemente