La festa del maiale: macellazione, tradizione ed economia domestica
Fino agli anni ’50 del secolo scorso il maiale presente nelle case di campagna, faceva parte degli allevamenti di bassa corte assieme a polli e conigli. Mezzadri, coltivatori diretti, ma anche braccianti lo nutrivano con gli avanzi della cucina o cibi poveri e, in cambio, l’animale procurava per un anno all’intera famiglia, la riserva di carne necessaria per integrare un regime alimentare basato prevalentemente su pasta, polenta, fagioli, prodotti dell’orto, uova e carne di pollo.
Rappresentava, dunque, un bene inestimabile. Il contadino, poi, ne ingrassava un secondo per il padrone del fondo, che provvedeva in proprio a macellare e a insaccarne le carni. Il maiale si comprava dal mercatino di passaggio e, mangiando di tutto, ingrassava fino a Natale, tanto che il suo peso testimoniava implicitamente il benessere della famiglia che lo aveva nutrito, poi lo si uccideva e si dava inizio a quella che era una delle feste più importanti dell’anno. (a.g.)
Ulteriori approfondimenti su «sabato sera» del 10 dicembre.