Italcer acquisisce Cedir ed investirà oltre 10 milioni di euro
La storica Cedir-Ceramiche di Romagna di Castel Bolognese dal 1° dicembre entra a far parte del gruppo ceramico Italcer, tra le realtà imprenditoriali supportate dal fondo di investimento Mandarin Capital Partners II, guidato dall’economista imolese Alberto Forchielli. L’operazione fa seguito alla procedura di ristrutturazione del debito (articolo 182/bis), aperta da Cedir sei anni or sono, operazione che nei mesi scorsi ha incassato anche il benestare della maggioranza dei creditori.
L’acquisizione al 100% da parte del gruppo Italcer, così come del marchio aziendale, consentirà alla nuova proprietà di riunire all’interno dello stabilimento Cedir anche le attività e il personale di un’altra azienda ceramica di Castel Bolognese, La Fabbrica Spa, anch’essa controllata del gruppo Italcer e la cui sede, finora, era a pochi metri da Cedir sul lato opposto della via Emilia. Il trasferimento, già avvenuto nei giorni scorsi, ha coinvolto tutti i 60 lavoratori de La Fabbrica, che si sono aggiunti ai 62 di Cedir, per un totale di 122 addetti. Nel passaggio di proprietà tutti i posti di lavoro sono stati mantenuti. «Circa sei anni fa – riassume Stefano Andalò, amministratore e socio di maggioranza di Cedir assieme alla sorella Alessandra – a fronte della difficoltà a restare sul mercato, era diventato evidente che l’azienda aveva bisogno di forze esterne. Dopo una ricapitalizzazione fatta dalla mia famiglia nel 2017, abbiamo iniziato a trasformare il business: da azienda votata a produrre e commercializzare materiale a marchio proprio, abbiamo cominciato a produrre per conto terzi. Nel 2017 siamo così entrati in contatto anche con la ceramica Rondine di Rubiera (Reggio Emilia), che in seguito è stata acquisita dal gruppo Italcer. Loro cercavano un fornitore affidabile e noi ci siamo proposti come fornitori di qualità; nel tempo abbiamo intensificato la collaborazione, per poi arrivare a concretizzare questa operazione».
Cedir è nata nel 1968 dalla volontà di tre soci imolesi, che nel 1969 hanno avviato l’attività partendo da una linea di bicottura in grado di produrre 750 metri quadri di piastrelle al giorno. Cedir ha fatto anche la storia dell’industria ceramica locale, quando è stata tra le prime aziende a introdurre la monocottura rapida con forno a rulli, impiegando tecnologie Sacmi. A cinquant’anni di distanza, oggi l’azienda è specializzata nella produzione di piastrelle in grès porcellanato di formato medio e medio-piccolo, più tradizionale rispetto alle grandi lastre delle aziende del gruppo Italcer, con un volume d’affari (pre Covid) di circa 15 milioni di euro. «Il nostro è stato un percorso lungo e difficile – non nasconde Andalò – e il Covid ha contribuito a prolungare l’iter di diversi mesi. A metà ottobre è arrivato il via libera del tribunale di Ravenna, poi ratificato la settimana scorsa. In un settore altamente competitivo come quello delle piastrelle in ceramica, che richiede un alto livello di investimenti ricorrenti, la dimensione conta. Occorre raggiungere e consolidare una dimensione obiettivo: da qui l’ingresso in un progetto più grande, con un gruppo industriale solido in grado di portare valore alle famiglie coinvolte e a tutto il territorio».
Italcer, dal canto suo, è il sesto gruppo italiano nel settore ceramico, con 530 dipendenti e ricavi aggregati per circa 205 milioni di euro. «Cedir – spiega Forchielli – permetterà di consolidare tutte le attività che fanno capo a La Fabbrica, per la quale gli spazi erano ormai troppo limitati. Lo stabilimento Cedir, invece, è più grande e consentirà notevoli sviluppi. L’idea è fare di Cedir il centro della produzione di tutti i materiali con 2 centimetri di spessore, particolarmente adatti a tutti gli usi per esterni, residenziali e non». L’amministratore delegato del gruppo Italcer, Graziano Verdi, infine, spiega i progetti di sviluppo per Cedir: «Questa acquisizione ci consente di unire due aziende in una e di rafforzare il polo romagnolo. Il gruppo Italcer era già il primo cliente di Cedir e si tratta quindi di una integrazione molto naturale e che procederà in modo spedito, perché di fatto c’era già una complementarità tra le due realtà. Nell’arco dei prossimi tre o quattro anni faremo investimenti sia sulla capacità produttiva sia sull’innovazione. All’interno dello stabilimento Cedir, dove saremo in affitto abbiamo già fatto lavori di ammodernamento degli uffici e per lo spazio espositivo. Per il momento, tra acquisizione e lavori, abbiamo investito 5 milioni e mezzo di euro, ma nei prossimi 5-6 anni, con il rinnovamento degli impianti tecnologici, saliremo a 10-15 milioni di euro». (lo.mi.)
Due pagine con ulteriori approfondimenti sull’argomento su «sabato sera» del 26 novembre.
Nella foto: la sede di Cedir a Castel Bolognese