Coronavirus, l’ospedale di Imola costretto a riorganizzarsi. L’oncologo Maestri rassicura: «Nessun ritardo nei trattamenti dei tumori»
La necessità di farsi carico della gran mole dei malati di Covid-19 rischia di far passare in secondo piano le patologie, seppur diffuse e con possibili esiti altrettanto drammatici come quelle oncologiche. Nel nostro Paese sono responsabili di un terzo dei decessi, al secondo posto dopo le malattie cardiovascolari. Durante l’estate sono ripresi anche gli screening gratuiti gestiti dal servizio sanitario (mammella, pap test e tu- mori del colon), seppur con tempi molto lunghi le lettere di invito stanno arrivando e l’Ausl di Imola procede con gli appuntamenti.
L’ospedale ha modificato di nuovo la sua organizzazione riducendo l’attività chirurgica programmata per accogliere i pazienti con Covid, da più parti arrivano allarmi sui rischi per la continuità delle cure e per la ricerca in campo oncologico, qual è la situazione a Imola?
«Prima cosa – spiega Antonio Maestri che dirige il dipartimento medico-oncologico dell’Ausl di Imola, compresi i relativi reparti Covid, ed è il primario dell’Oncologia – oggi il 90% dei trattamenti oncologici non richiedono ricovero in ospedale ma sono trattamenti ambulatoriali, quindi, come indicato dalle linee guida dell’Aiom, noi abbiamo continuato sempre a trattare i pazienti in cura e a fare le prime visite iniziando i trattamenti di chi lo richiedeva; anche in primavera, quando la sanità si è chiusa del tutto, non abbiamo avuto alcun ritardo. Ma l’oncologia non “chiuderà” mai, le cure oncologiche sono considerate salvavita quindi non puoi interromperle». (l.a.)
Ulteriori approfondimenti su «sabato sera» del 19 novembre.
Nella foto: l’oncologo Antonio Maestri