Coop Reno: tra assunzioni, investimenti e innovazione il presidente Andrea Mascherini spiega le strategie di sviluppo
Coop Reno guarda alla cooperativa che verrà e investe sulle persone (60 nuove assunzioni nei 45 negozi della rete per far fronte all’emergenza Covid) e sul nuovo centro direzionale di Castel Guelfo, come dimostrano i lavori iniziati lunedì 9 novembre. «Si concluderanno nella primavera 2022, pensiamo ad aprile – annuncia il presidente, Andrea Mascherini -. Siamo in ritardo di un anno a causa della pandemia, ma ora andremo spediti. È stato un anno vissuto di corsa, con tante priorità dovute all’emergenza, come per tutti». La cooperativa di consumo «diversamente grande», come al presidente piace definirla, si trasferirà da San Giorgio di Piano e rafforzerà così la propria presenza nel territorio imolese, dove già conta quattro punti vendita a Casalfiumanese, Castel Guelfo, Medicina e Osteria Grande, oltre al distributore a marchio Enercoop a Castel San Pietro.
Ci racconta quale idea di centro direzionale avete in mente?
«Abbiamo pensato a un investimento sul futuro, a una idea diversa che comprendesse auditorium, centro ricerca, centro direzionale e molto altro. La nostra visione di futuro coinvolge anche altri soggetti».
Come riuscirete a far dialogare il nuovo centro direzionale con la comunità circostante?
«L’idea dell’auditorium nasce da una nostra esigenza: aumentando le dimensioni, ci troviamo a fare riunioni e incontri di formazione anche con 70-80 persone. Così abbiamo pensato a uno spazio più grande per eventi, riunioni di gruppo. Raggiungerà i 280 posti a sedere. L’aspetto logistico sarà molto interessante: a livello regionale è molto fruibile, con ampio spazio di parcheggi e sarà immerso in un contesto che parlerà da solo. Cercheremo di tenerlo aperto il più possibile. Un altro collegamento importante sarà il centro di ricerca e innovazione. Questa settimana abbiamo iniziato un Cbi (Challenge based innovation, Nda) con il Cern di Ginevra: la sfida proposta al team è sull’intreccio comunicativo tra negozi e sede, ma puntiamo a far sì che sia solo il primo passo. Nel mondo del consumo non c’è uno spazio dedicato simile. Può essere arricchente per tutto il sistema della cooperazione di consumo».
Qual è l’andamento in questo 2020 e come, dal vostro osservatorio, ha inciso la pandemia sui consumi?
«Abbiamo chiuso una semestrale con oltre 20 milioni di euro di vendite in più, che significa che abbiamo mantenuto una frequentazione molto importante dei negozi di piccole e medie dimensioni anche dopo il lockdown. I soci e gli altri clienti hanno apprezzato le nostre risposte in termini di servizi e ci hanno premiato. Credo che in parte giochi a nostro favore il fatto che ci sia nelle persone, in questo momento, un desiderio di non frequentare luoghi di assembramento come, ad esempio, i centri commerciali. E’ cambiata sia la frequentazione che il peso del carrello: le persone vengono meno volte, ma fanno una spesa più grande».
Dal punto di vista di Coop Reno che significa?
«Che abbiamo centrato l’obiettivo: abbiamo coniugato familiarità e risposte alle domande e ai bisogni dei nostri soci. Abbiamo segnali di crescita post lockdown molto incoraggianti».
Quanto ha impattato, nei conti, il costo della sicurezza dovuto al Covid 19?
«Siamo a quasi 2 milioni di euro di costi in più: dal plexiglas, ai dispenser; dalle tecnologie alle persone. Stiamo gestendo l’emergenza con un mix fra persone e tecnologie: dalla guardia che controlla gli accessi e le mascherine (molto onerosi soprattutto per i piccoli negozi), alle tecnologie intelligenti con i contatori all’ingresso che bloccano le porte quando si raggiunge la capienza. A Medicina abbiamo in que- sti giorni iniziato a testare un sanificatore automatico di carrelli. Se darà buoni risultati lo replicheremo in altri negozi».
Dpcm notturni permettendo, come vi siete organizzati per far fronte al nuovo picco pandemico?
«Il primo punto di forza di Coop Reno è il grande senso di partecipazione e del dovere dei colleghi. Avere a disposizione i prodotti è stato fondamentale in lockdown, ma senza persone coese, che andavano a lavorare con le stesse paure che abbiamo avuto tutti, facendo tante ore di straordinario, sarebbe stato inutile. È stato vincente e lo sarà in futuro. Abbiamo deciso di assumere 60 persone per questo finale d’anno. Così ci saranno ritmi più normali in caso di bisogno o, se non ce ne sarà bisogno, i colleghi che hanno fatto tanto in questi mesi riusciranno ad andare in ferie. Il primo investimento è sulle persone, nei modi e tempi giusti».
Investire in questo periodo storico non è da tutti, ma dice molto della cooperativa che avete in mente. Come immagina la Coop Reno del futuro?
«Vogliamo immaginare che continui a crescere e ad essere una cooperativa diversamente grande, attenta e legatissima al territorio. Aver accresciuto in soli quattro anni il fatturato da 150 milioni agli oltre 230 milioni con cui chiuderemo il 2020 ci permette di investire perché abbiamo le spalle robuste, senza venir meno al rapporto col territorio fatto dai colleghi e dal tessuto sociale dei comuni con cui viviamo. È il nostro “Noi Coop Reno”: in quel “noi” ci sono storia, ambizioni, futuro e tanto di cooperativo».
Pensate sempre a negozi di piccole o medie dimensioni?
«Siamo convinti che sia la strada giusta. Più in generale la cooperazione di consumo sta approfondendo questa direzione. Per via della nostra esperienza, nel mondo Coop, siamo stati incaricati di fare da capofila per lo studio di un nuovo format di negozi di piccole e medie dimensioni». (c.f.)
Ulteriori approfondimenti ed il progetto del nuovo centro direzionale di Coop Reno in via Fornace a Castel Guelfo su «sabato sera» del 12 novembre.
Nella foto: il rendering del nuovo centro direzionale ed il presidente di Coop Reno, Andrea Mascherini