Coronavirus, 11 positivi in più a Imola, un ricovero in terapia intensiva. Donini: “Spegnere i focolai. Ragioniamo su altri provvedimenti
Sono 11 oggi i positivi al Coronavirus in più nel circondario di Imola, 7 presentano sintomi della malattia. Nove sono di Imola, 1 di Dozza ed 1 risiede fuori territorio. In particolare, dai dati dell’Ausl emerge che 9 sono contatti riferibili ad ambienti scolastici o a focolai famigliari. Salgono a 77 i casi attualmente attivi. Sempre oggi si registrano anche 3 persone guarite.
Nel resto dell’Emilia Romagna i casi in più odierni sono 544, nel giro di cinque giorni il numero dei nuovi positivi individuati è raddoppiato. Soprattutto crescono i ricoveri nei reparti Covid della regione sono 404, cioè 12 in più di ieri, e 61 in terapia intensiva, anche qui 12 in più di ieri (tra questi una persona ricoverata nella terapia intensiva di Imola ma stabile), detto ciò il 95% dei positivi continuano ad essere persone con sintomi lievi che si stanno curando a domicilio o asintomatici. Nelle ultime 24 ore si conta una nuova vittima, una donna di 95 anni nel Piacentino. E la provincia con il maggior numero di nuovi casi oggi è Bologna 110 (a cui vanno aggiunti i dati di Imola).
La situazione, quindi, preoccupa soprattutto alla luce dei dati attorno a noi delle altre regioni che hanno contagi ben più alti oggi come la Lombardia (2419), la Campania (1261), il Piemonte (821), Lazio (795), Toscana (755), Veneto (704), Liguria (585), Sicilia (578).
L’assessore alle Politiche per la salute Raffaele Donini ha sottolineato, tramite una diretta facebook sulla pagina della Regione: “Oggi si registrano moltissimi casi di coronavirus in europa in italia e ovviamente anche in Emilia Romagna. Ma la nostra regione non è tra le primissime per circolazione del virus, stiamo ragionando con le Regioni insieme al Governo quali provvedimenti ulteriori adottare nei prossimi giorni per contrastare la diffusione del virus”.
L’obiettivo, ha concluso Donini, è “individuare e spegnere i focolari che per la la gran parte sono familiari ma generati anche da cene di lavoro, eventi sociali o assembramenti non sempre protetti dalla mascherina e molte derivano dagli screening che svolgiamo nelle cra e nei centri disabili. Per contrastare la diffusione del virus la regola è sempre quella: mantenersi a distanza dove possibile e usare la mascherina. Non dobbiamo aspettare il vigile urbano o il carabiniere capiamo da soli dove mettere in campo protezioni ulteriori per la salute nostra e dei nostri familiari e concittadini”. (l.a.)