Da Borgo a Santiago a pedali, il racconto di Bruno e Roberto… senza freni
Immaginate di percorrere quasi 2.800 chilometri in sella a una bici, da Borgo Tossignano a Santiago di Compostela, tra strade asfaltate, sassose, sterrate, vecchi tracciati ferrati, in piano e su ripide salite. Immaginate un’impresa fatta non da ciclisti professionisti, ma da due signori che stanno per compiere 64 anni. Roberto Albertazzi e Bruno Fabbri detto Dudù, pensionati, amici d’infanzia di Borgo Tossignano e volontari dell’Auser, sono i protagonisti di un’avventura durata due mesi. Con loro hanno portato l’associazione di cui hanno fieramente indossato la maglia, il loro paese, la parrocchia e il parroco, don Marco Baroncini, che li ha benedetti alla partenza sul sagrato della chiesa il 29 giugno e ha suonato le campane il 21 agosto, alla notizia dell’arrivo al famoso santuario spagnolo.
La programmazione prevedeva 46 tappe intervallate da otto giorni di sosta per rifiatare e fare i turisti, lungo un itinerario attraverso l’Emilia Romagna, il Piemonte e la Liguria, la Costa Azzurra, la Provenza e la Camargue nel sud della Francia, poi risalendo i 240 chilometri del Canal du Midi fino a dopo Carcassonne e, infine, da Saint-Jean sul classico percorso dei pellegrini fino al santuario galiziano che custodisce, secondo la tradizione, le spoglie dell’apostolo San Giacomo. «Siamo arrivati il venerdì e, dopo aver preso la “compostela” (l’attestazione rilasciata dall’ufficio del pellegrino, ndr), alle 12 eravamo alla messa. Dopo due giorni siamo ripartiti per raggiungere Finisterre, sull’oceano Atlantico. Il rientro? In aereo, mentre le bici ci hanno raggiunto qualche giorno dopo».
Tutto è andato secondo i piani. L’entusiasmo di Roberto e Bruno è ancora tanto, pare non vedano l’ora di tornare in sella, anche se le bici sono in manutenzione, provate dal lungo tragitto. «Alla fine eravamo senza freni, dovevamo gridare alla gente di spostarsi per farci passare – ricordano -. Ma il bello della bici è che, una volta che il fisico si è adattato, ti senti sempre meglio. È come se nell’organismo si mettesse in moto qualcosa che aumenta il benessere». (mi.ta.)
L’articolo completo su «sabato sera» del 24 settembre.
Nella foto: Fabbri e Albertazzi lungo il percorso