Ciclismo, Nino Ceroni e gli iridati a Imola 52 anni dopo: «Mondiali manna dal cielo, ma stavolta non ho meriti»
La bici, una «Coppi» trasformata da passeggio proveniente dal materiale della «Gazzola» anni ‘60, è parcheggiata in corridoio. La chiacchierata con il 93enne Nino Ceroni si svolge nello studio, il sancta santorum pieno di foto, manifesti, pagine di vecchi giornali che spingevano perché il Mondiale si disputasse a Imola. Ogni angolo della casa parla di ciclismo. «Io per questo Mondiale non ho fatto niente!» precisa subito Ceroni e appena gli diciamo che sui giornali c’è scritto che lo propongono come presidente del Comitato d’Onore si schermisce.
Nino, cosa significa per te questo Mondiale a Imola?
«È un successo insperato, una manna piovuta dal cielo, non avrei mai creduto si potesse ripetere dopo la delusione del 2004, quando fummo scippati da Verona. Lo dobbiamo, però, soprattutto, al presidente della Fci Renato Di Rocco che, prima che la commissione Uci decidesse, pensava che se il Mondiale fosse stato assegnato all’Italia, Imola poteva essere il posto ideale per le strutture già esistenti. Poi al presidente regionale Stefano Bonaccini che si è speso per mettere insieme una parure di avvenimenti mondiali in Romagna. Al commissario tecnico della Nazionale Davide Cassani, che ha un ruolo anche nella promozione del turismo in Regione ed infine a Marco Selleri. Non è facile trovare gente come lui che ha idee, capace, disponibile e col tempo per realizzare i sogni». (n.v.)
L’intervista completa su «sabato sera» del 17 settembre.
Nella foto (Isolapress): Nino Ceroni durante la tappa del Giro Under 23 di lunedì 31 agosto arrivata a Mordano