Legacoop Imola sulla cooperazione sociale e culturale: scuole e biblioteche chiuse, lavoratori senza stipendio
Le cooperative che hanno sofferto e stanno soffrendo di più per il lockdown causato dalla pandemia sono quelle che operano soprattutto in ambito culturale. Il vicepresidente di Legacoop Imola, Carlo Alberto Gollini, egli stesso presidente della cooperativa sociale imolese Giovani rilegatori, conosce ciò di cui parla per esperienza diretta. «Tutte le realtà che lavorano per scuole, nidi d’infanzia, teatri, biblioteche sono in difficoltà. Nel pubblico, se gli asili sono chiusi, i lavoratori continuano a prendere lo stipendio; nel privato se le strutture sono chiuse e senza gli introiti derivanti dalle rette, i lavoratori non percepiscono niente».
Avete avuto segnali di realtà che a settembre non riapriranno più?
«Segnali ci sono, ma speriamo rimangano tali. A livello di risposta alle persone, negli asili, nelle scuole e nell’affiancamento scolastico, non possiamo permetterci di dire che si chiude, perché parliamo di bisogni primari e questo sarebbe un grande problema, che si tratti di pubblico o di privato. Prospettive per le cooperative culturali? Abbiamo cooperative che forniscono servizi all’interno di biblioteche o teatri, in convenzione con i Comuni. Questi non sono ritenuti servizi primari e dipendono dagli appalti pubblici. Le persone che in questo periodo hanno lavorato un po’ “a fisarmonica” all’interno delle biblioteche, hanno comunque percepito lo stipendio. Il personale legato a un appalto e che non è andato a lavorare, se viene pagato a ore non percepisce niente. Questo è un problema di non poco conto. Avendo ridotto gli accessi, l’amministrazione pubblica gestisce i suoi servizi con personale proprio. Le cooperative che operano in questi settori sono ferme: anche se ci sono contratti in essere, non si poteva attuare il telelavoro». (lo.mi.)
L’articolo completo su «sabato sera» del 23 luglio.
Nella foto: servizio all’infanzia fornito dalla cooperativa sociale Solco