Elezioni comunali a Imola, Cappello: «Partitoni in panchina», Pd: «No, sono la base della democrazia»
Alle elezioni comunali di Imola parteciperanno probabilmente tredici liste a sostegno cinque candidati sindaci. Ad oggi la fotografia della scheda elettorale del 20 e 21 settembre sembra questa, quando mancano comunque tre settimane alla chiusura dei termini per la presentazione ufficiale dei partecipanti alle elezioni (22 agosto, servono almeno 67 firme). A meno dell’apparizione di ulteriori candidati e liste (improbabile, ma possibile), il numero di simboli in corsa per entrare in Consiglio comunale è uno in meno che nelle amministrative 2018, mentre ci sono due candidati sindaci in meno: 5 stavolta e 7 la scorsa.
Il Consiglio comunale di Imola si compone di 24 consiglieri a cui va aggiunto il sindaco eletto. Nel 2018 solo tre liste portarono consiglieri in aula, oltre a due candidati sindaci non eletti (Giuseppe Palazzolo e Carmen Cappello).
Dare il quadro di cosa c’è formalmente in palio il 20 e 21 settembre e di chi concorre, aiuta a capire se ha senso parlare di civismo contro partitoni, come fa nella sua comunicazione elettorale la candidata Carmen Cappello, paladina del civismo, imbracciato anche dal candidato Andrea Longhi.
Il centrosinistra, come tradizione in questa città, coalizza partiti storici (Pd, Psi, partiti di tradizione comunista o ambientalista) e formazioni che interpretano il civismo, locale (Imola Futuro e Imola Più e in parte la lista del sindaco) o nazionale (Azione di Calenda). Il centrodestra avrà tre liste di natura nazionale (Lega, FdI, e la composita Forza Italia-Popolo della famiglia), il M5S si presenta con la lista «bollinata» dal Blog nazionale; solo una lista sosterrà Andrea Longhi.
Due invece saranno le liste civiche a sostegno di Carmen Cappello che ha sgombrato il campo da una «benedizione» di Italia Viva ad una delle due liste, dopo che i supporter Matteo Martignani e Giovanna Cappello hanno precisato di non essere coordinatori locali del movimento politico di Matteo Renzi, che da statuto è organizzato in coordinamenti territoriali sulla base dei collegi elettorali.
Carmen Cappello sta utilizzando il civismo contrapponendolo alle organizzazioni dei partiti nazionali: «I partitoni devono fare un giro in panchina stavolta» ripete l’ex candidata sindaco del centrosinistra nel 2018, che rincara: «Quest’anno a Imola i civici, quelli veri, si candidano per vincere e amministrare la città in modo serio» e ribadisce: «Ai partiti, lo dico con affetto, suggerisco un fisiologico e necessario giro di panchina».
Parlando di partitoni Cappello in realtà si riferisce soprattutto al Pd, partito che guidava la coalizione che la sosteneva nel 2018 e che stavolta invece ha proposto e ottenuto alla guida della coalizione di centrosinistra Marco Panieri.
«Non è ammissibile per noi rimanere in panchina, noi vogliamo correre – ribatte la reggente del Pd circondariale, Francesca Marchetti -. Un partito che ha raggiunto il 40% dei consensi dei cittadini nelle ultime elezioni regionali ha il dovere e la responsabilità di dovere giocare la partita per la propria città. La città non ha bisogno di conflitti, ne tantomeno di una contrapposizione tra società e partiti, le buone idee non nascono nella solitudine dell’arroganza ma dal confronto con le persone, le imprese, le famiglie».
Francesca Marchetti sottolinea poi anche un altro aspetto. «Nella storia della nostra Costituzione i partiti sono la base della democrazia, esprimono valori, identità e persone. Imola ha bisogno di proposte e idee che il Partito democratico, senza la supponenza di chi osserva dall’alto, sta mettendo insieme unendo le forze e ascoltando la città, creando una comunità pronta a prendersi la responsabilità di governo con progetti concreti, innovativi. L’avversario principale del Partito democratico e delle forze di centrosinistra è la destra populista e per sconfiggere questa visione abbiamo cercato di costruire e realizzare una coalizione di centrosinistra, ampia e plurale fatta di partiti e liste civiche che hanno condiviso la candidatura unitaria di Marco Panieri. Avremmo accettato anche le primarie di coalizione, ma nessuno ha posto questa questione».