«Andrea Costa, c’era una volt…A», intervista a Trent Whiting: «A Imola 3 anni stupendi, ma quella fine fu amara»
Dopo le 186 presenze dell’italoargentino Patricio Prato e le 102 dello statunitense Bill Jones, tra gli stranieri dell’Andrea Costa c’è Trent Whiting. Che in tre stagioni in biancorosso, tra il 2009 e il 2012, di gettoni ne mise insieme 82, risultando uno dei giocatori più prolifici e decisivi della storia imolese di serie A. Per ricordarlo e per ricordare i suoi anni in biancorosso, lo abbiamo pescato nella sua Boise, la capitale dell’Idaho. Nel suo impeccabile italiano, nonostante i nove anni di distanza dall’ultima esperienza imolese, il «mormone» ha passato in rassegna quegli anni in Italia e quelli vissuti sul campo del «palaCattani». «Mi spiace tanto vedere Imola fuori dalla serie A dopo 25 anni, perché la vostra è una città di passione per lo sport e per il basket. Vedo tanta tristezza nei tifosi, ma sono certo che prima o poi l’Andrea Costa tornerà in serie A, perché un club del genere, una volta passata la crisi, sarà capace di risalire».
Dopo tanti anni, c’è ancora chi si domanda perché non ti abbiano fatto giocare (pur pagandoti) la quarta stagione.
«Mi diede gran fastidio perché mi sono sempre sacrificato per la società e i tifosi. Sono stato una parte importante di quegli anni e non meritavo quel trattamento. Purtroppo qualcuno in società (lo sponsor Giorgio Salvi) non la pensava così e volle fare il cambio, ma ancora oggi ricordo con amarezza quando mi fecero tornare dall’America (a mie spese) per fare quella conferenza stampa surreale. Ma non voglio fare polemiche». (p.p.)
L’intervista completa su «sabato sera» del 16 luglio.
Nella foto: la famiglia Whiting al completo in una foto scattata al liceo di Boise, nello stato dell’Idaho, dove risiedono