Kwabena Agyemang rischia il rimpatrio, l’Università si mobilità
Da quattro anni Kwabena Agyemang si prende cura delle capre del Campus di veterinaria. Sempre puntuale, mai un giorno di malattia. Ma ora il suo lavoro rischia una brusca interruzione, con probabile rientro in Ghana. Per lui si è mobilitata l’intera facoltà, che spera di trattenerlo. «Kwabena è in un limbo» attacca Arcangelo Gentile, il prof. che ha seguito l’inserimento del giovane e ne va orgoglioso. Ma prima di arrivare a Ozzano, il ventottenne ghanese ha attraversato il deserto del Sahara, il carcere e le torture in Libia, il Mediterraneo sui barconi, riassumendo per sommi capi un calvario durato quattro anni, dal 2012 al 2016.
Fino a poco fa Kwabena godeva della protezione umanitaria, ma una sentenza di secondo grado ha cambiato le cose e ora rischia anche di essere rimpatriato. «Non c’entra il decreto Salvini – ci tiene a chiarire il prof. Gentile –. Kwabena aveva già superata la fase iniziale del richiedente asilo. Ora ha una casa, un lavoro con regolare contratto di operaio agricolo part-time, parla bene l’italiano. È perfetta- mente integrato. Ma è in una situazione intermedia. Non un richiedente asilo, né
un bracciante col permesso scaduto al 31 ottobre, quelli graziabili col “decreto Bel- lanova”, né tantomeno un lavoratore irregolare». (ti.fu.)
L’articolo completo su «sabato sera» del 16 luglio.
Nella foto: Kwabena Agyemang con il professor Arcangelo Gentile