Fuori tutti o chiusi in casa, le emozioni post-epidemia
Le prescrizioni ancora esistenti (distanziamento e mascherine nei luoghi chiusi) pesano sempre più, tra il caldo e il desiderio di ritornare ad una vita sempre più come prima dell’epidemia da Covid-19. Soprattutto a fronte di indicazioni ancora confuse sui contagi.
D’altra parte vi sono anche persone che continuano a preferire le quattro mura di casa invece di uscire e riprendere la vita sociale. E altre che hanno visto morire famigliari e amici.
(…) Oggi vediamo un’ambivalenza di comportamenti, tra chi non ne poteva più e vuole uscire di casa il più possibile e chi manifesta una certa resistenza a lasciare il rifugio sicuro. «Dopo un lungo periodo di grande distacco sociale, aver paura di esporsi e tornare alla normalità, così come un certo sentimento di sfiducia negli altri, sono reazioni emotive umane normali – commenta Vincenza Giannini, psichiatra responsabile del Centro di salute mentale dell’Ausl di Imola (al centro nella foto) –. Il Coronavirus ha cambiato le nostre abitudini, le relazioni, il modo di lavorare. Ne abbiamo assaporato anche alcuni aspetti positivi, ad esempio ci siamo goduti la famiglia senza lo stress di doverci metterci in macchina ogni mattina e correre di qua e di là. Le persone si erano adattate alla nuova modalità di vita e ora faticano a ritornare agli schemi precedenti, anche perchè la possibilità di contagio persiste. Ma se riconosciamo questa emozione come tale, a piccoli passi siamo capaci di riadattarci. Chi ha una personalità più sospettosa fatica maggiormente ad adattarsi ai cambiamenti e mostra la difficoltà con crisi di ansia, angoscia, dormire poco oppure troppo, cerca di mettere della distanza dalle attività di prima». (l.a.)
L’intervista completa nel numero del Sabato sera del 2 luglio