Celiachia, i consigli di Silvia Conti, dietista dell’Aic
La celiachia è paragonata ad un camaleonte, perché ha sintomi comuni ad altre malattie e spesso è difficile da diagnosticare, tanto che molti si accorgono di esserne affetti solo in età adulta. Sul sito dell’Aic (Associazione italiana celiachia) è definita come «patologia cronica a prevalente interessamento intestinale, scatenata dall’ingestione di cereali contenenti glutine, in soggetti geneticamente predisposti».
Si tratta, in sostanza, di una malattia autoimmune: nel paziente celiaco, il glutine scatena una reazione che coinvolge il sistema immunitario, portandolo alla produzione di anticorpi che attaccano la mucosa intestinale e altri organi. Non è un’intolleranza, che varia a seconda della quantità assunta di un certo ingrediente, né un’allergia, poiché il celiaco non rischia lo choc anafilattico.
L’unica terapia attualmente possibile è la dieta. «Rigorosa e continua, senza sgarri né trasgressioni – precisa Silvia Conti, dietista dell’Aic -. Non è come una dieta dimagrante che lascia un giorno “libero”. Il glutine non va escluso solo come ingrediente dei cibi ingeriti, ma devono essere evitate anche le tracce potenziali, le “contaminazioni”. Per quanto riguarda laboratori e ristorazione, ad esempio, occorre separare la produzione di cibi con glutine e cibi senza glutine predisponendo aree diverse o, se non è possibile, differenziazioni temporali. Le linee guida in materia sono stabilite dall’Azienda usl». (mi.ta.)
L”articolo completo sul numero del Sabato sera del 25 giugno