Sanità, l’artrosi della spalla risolta con la realtà virtuale e le stampanti 3D dall’Ortopedia di Imola e dal Rizzoli
La realtà virtuale e le stampanti 3D sono l’ultima frontiera della chirurgia per la spalla. Un futuro prossimo che nell’Ausl di Imola è stato già sperimentato con successo su due pazienti di 77 e 80 anni, affetti da grave artrosi deformante della spalla.
Gli interventi sono stati fatti in ottobre dall’Ortopedia imolese diretta da Carlo Impallomeni, in collaborazione con Enrico Guerra della Chirurgia spalla-gomito del Rizzoli, e i risultati degli ultimi test clinico-funzionali dei giorni scorsi sono ottimi. L’artrosi della spalla determina il consumo e la deformazione delle componenti articolari con grave compromissione del movimento e un dolore che può peggiorare fino a divenire continuo e non rispondere alle terapie mediche o rieducative.
In questi casi solo la sostituzione dell’articolazione con la protesi può dare sollievo. Ma ogni caso, deformazione e articolazione, non è mai uguale all’altro. Così, il nostro team ha utilizzato un sistema informatico che elabora le immagini della tac ricostruendo in realtà virtuale l’anatomia permettendo al chirurgo di eseguire una sorta di intervento al computer, individuando l’esatta tipologia di protesi necessaria in realtà virtuale prima di andare in sala operatoria. Non solo. Il sistema permette anche di eseguire la stampa di guide in materiale plastico sulla base di quanto “simulato” con la realtà virtuale che facilitano il compito del chirurgo durante l’intervento “reale” e rendono più precisa la tecnica.
“L’utilizzo del computer in sala operatoria non è certo una novità – spiega Impallomeni – cosi come non lo è più la realizzazione delle cosiddette protesi custom-made (personalizzate). In un paio di anni si è però assistito allo sviluppo di tecnologie inimmaginabili fino ad un decennio fa”.
Le nuove tecnologie permettono di trattare al meglio casi che rappresentavano fino a ieri ostacoli insuperabili. “Si tratta spesso però di tecnologie complesse e costose – precisa il medico – che per questo è giusto restino patrimonio di Centri di ricerca ed elevata specializzazione. Ritengo, invece, che sistemi meno complessi ma altrettanto evoluti come quello realizzato in questo caso – ha aggiunto – possano essere di grande utilità, in realtà come o simili alla nostra”.
Nella foto in senso orario il professor Carlo Impallomeni, la dottoressa Tamara Mingazzini, il dottor Antonio Vilardi, il dottor Enrico Guerra