Con la riapertura delle attività commerciali nella Fase 2 sugli scontrini spunta il «contributo Covid»
Covid tax, contributo Co- vid, kit sicurezza. È stata ribattezzata in tanti modi la voce che è apparsa nelle ultime settimane in alcuni scontrini e che, in sostanza, racchiude i costi (o parte di essi) che gli esercenti devono sostenere in aggiunta per garantire che le procedure siano svolte in sicurezza, tra cui mascherine, guanti e prodotti per igienizzare e sanificare superfici e ambienti. L’importo è variabile, anche se in media oscilla tra i 2 e i 4 euro.
Tra i primi a denunciare questo fenomeno sono stati il Codacons, l’Unione nazionale consumatori e Federconsumatori, che hanno bollato questa pratica come «illegale», «scorretta» e «illegittima», anche se si tratta di una voce perfettamente legale e, come le altre presenti nello scontrino, sottoposta all’Iva. È innegabile che i protocolli varati per consentire a negozi e attività di riaprire in sicurezza hanno comportato un aggravio non indifferente dei costi per i titolari. C’è chi ha deciso di inserire una voce a parte nello scontrino per, in un certo senso, prendere le distanze e rendere l’aumento più trasparente e chi, invece, l’ha spalmato tra le altre voci, magari aumentando il costo della ceretta o della piega. Al contrario, ci sono esercenti che hanno preferito mantenere invariati i prezzi o, addirittura, previsto degli sconti. Il panorama è più che mai variegato. (gi.gi.)
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Nella foto: uno scontrino emesso a Imola, che contiene il cosiddetto «contributo Covid», segnalato da un nostro lettore