«Fresco e spontaneo», è il Momentum di Luca Cavina dei Calibro 35
La musica è fatta di note e di silenzi. Per Luca Cavina, imolese e bassista della band Calibro 35, il 2020 era iniziato a suon di musica, con l’uscita a gennaio del nuovo album Momentum e il tour invernale appena iniziato. Poi la pandemia e lo stop forzato alle attività; diversi settori hanno potuto da poco riprendere, mentre per il mondo della musica dal vivo è tutto un grande enigma.
Anche durante il lockdown la musica, a onor del vero, non si è fermata, fra dirette streaming di artisti e musicisti più o meno famosi e il flash mob delle 18 che ha fatto per settimane suonare finestre, balconi e tetti delle case delle città italiane. Ma c’è anche chi ha approfittato dello spazio di silenzio e si è fermato, come Luca Cavina.
Come hai vissuto e come stai vivendo questo periodo?
«Come molti musicisti ho colto l’occasione di questa situazione per interrogarmi su alcune questioni inerenti la mia professione – racconta Cavina -. Il mondo della musica accusa problemi irrisolti da sempre, a partire da una intricata regolamentazione del mestiere di musicista che non riesce a inquadrare la categoria in un contesto con norme chiare e semplici da applicare: un eccesso di burocrazia e fiscalizzazione da un lato, normative bizantine di mastodonti come la Siae dall’altro. A subire tutto questo è soprattutto un sottobosco di artisti e piccoli club molto florido che però non fa notizia. Per far fronte a questa situazione è nato il documento La musica che gira: musicisti ma anche promoter, tecnici e agenzie di booking unite per proporre una riforma dell’intero settore della musica, che vive da anni una situazione disfunzionale che oggi più che mai va sanata». (mi.mo.)
L’intervista completa nel numero del Sabato sera del 28 maggio