Coronavirus, plasma iperimmune come terapia? Le precisazioni del’Avis di Imola
L’attenzione in questi giorni nei confronti del plasma iperimmune quale possibile terapia per il Coronavirus sta crescendo sensibilmente, tra le cautele e i tempi degli scienziati e le corse in avanti della politica (in qualche caso in forma opportunistica). L”Avis di Imola spiega che «stiamo seguendo con molta attenzione e interesse questa fase dell’emergenza Covid-19 ed è pronta a dare il suo contributo in quanto Associazione che riunisce al suo interno oltre 4.000 volontari» ha fatto sapere il presidente Fabrizio Mambelli.
In questa fase però, in Emilia-Romagna il plasma iperimmune non viene utilizzato come terapia di riferimento. Come ha spiegato recentemente in una nota regionale il prof. Luigi Viale, direttore dell’unità operativa di malattie infettive del Policlinico S. Orsola di Bologna e componente dell’Unità di Crisi regionale Covid-19, i dati sul suo utilizzo sono ancora scarsi e riguardano pazienti trattati in fase di malattia avanzata e curati anche con altri farmaci. Prima di considerarla terapia di riferimento, è necessario verificarne l”efficacia in fase più precoce, in assenza di altre cure e con un più lungo follow-up. Sarà quindi necessaria una rigorosa fase sperimentale.
E’ comunque importante capire di cosa si tratta. «Vi sono due possibili linee produttive di plasma iperimmune – spiega il dott. Pietro Fagiani, responsabile Centro raccolta sangue dell’Ausl di Imola – Una proveniente da pazienti guariti in fase di convalescenza, il cosiddetto “Convalescent Plasma”, che può essere utilizzato solo all’interno di un protocollo clinico specifico derogando rispetto ai requisiti di ammissione alla donazione previsti dal DM 2-11-15 che regolano la sicurezza e la qualità della trasfusione e dei prodotti derivanti da donazione; la seconda che deriva invece dalla raccolta di plasma da donatori abituali, che hanno contratto la malattia in forma asintomatica o con sintomi leggeri, che sono guariti e che sono resi idonei alla donazione trascorsi 28 giorni dalla guarigione. Soprattutto questo secondo gruppo può costituire una fonte importante di plasma iperimmune. Come struttura trasfusionale, quindi, ci teniamo pronti alla raccolta del plasma dai nostri donatori guariti dopo la malattia da Covid19 e che, con la consueta generosità, si sono resi prontamente disponibili alla donazione di plasma in aferesi, registrando i loro nominativi in un apposito elenco». (da.be.)