Basket, i 16 «giganti» gialloneri della Virtus Imola
La storia della Virtus Imola è raccontata su una pergamena infinitamente lunga, che si srotola a partire dal 1936. Sull’asfalto della Savonarola sono state scritte pagine epiche, fatte da «Converse All Star» di tela che si consumavano in fretta e si infradiciavano tra le pozzanghere. Ne emerse un gruppo che nel 1959/60 riuscì a raggiungere la serie A (la seconda categoria dietro all’Eccellenza, una sorta di A2 odierna) partendo dalle cantine del basket italiano. Poi quelle scarpe si trasformarono in «Top Ten Adidas» per aggrapparsi sulla verde plastica del palasport Ruggi, dalle domeniche mattina di una serie B bellissima, fino ai tardi pomeriggi invernali.
Saliscendi improvvisi (B, C, B2, B1), cambi di proprietà sempre più numerosi, dopo l’epoca del presidentissimo Augusto Brusa, chiusa nel 1985. Sempre meno bandiere negli anni di Dante Bandini e poi di Littorio Galassi, ma ancora impennate inattese, con le suole che si trasformavano in comode «Nike Air» per sfruttare al meglio il parquet in legno del sempre più stagionato «Ruggi». Nei nostri archivi, incompleti sulle squadre che si perdono nella notte dei tempi, contiamo centinaia di giocatori, quindi è ovvio che sceglierne 16 sia un’impresa titanica, quasi un’offesa per i tanti bravissimi e amati che ne restano fuori. Ma questo è un gioco da condividere in questi tempi difficili di epidemia. E come tale va considerato.
Ecco il nostro elenco completo, in rigoroso ordine alfabetico: Daniele Albertazzi, Renato Albonico, Gianfranco Bernardi, Mauro Bonaiuti, Gabriele Boschi, Manuel Caiti, Antonio Castaldi, Andrea Cempini, Lallo Degli Esposti, Carmine Florio, Enzo Guadagnini, Carlo Marchi, Umberto Novi, Fulvio Piattesi, Roberto Ravaglia, Marco Regazzi. (p.z.)
Per saperne di più, anche sui nostri secondi 16, date un’occhiata all’articolo su «sabato sera» del 7 maggio.
Nella foto: i 16 «giganti» della storia gallonera della Virtus Imola