Imola ricorda le vittime del primo bombardamento del 13 maggio 1944
Nell’ambito delle iniziative per ricordare il 75° anniversario della Liberazione, oggi verrà deposta una corona al monumento posto nella pineta del Macello (via Baviera Maghinardo), a ricordo delle vittime del primo bombardamento aereo di Imola, il 13 maggio 1944.
Le prime bombe su Imola non siano un lontano ricordo
di Fabrizio Tampieri
Imola, come gran parte dell’Italia, nella primavera del 1944 doveva fare i conti con lo stato di guerra. Non era un fatto che riguardava soltanto chi in qualunque modo si opponeva al regime nazifascista, a rischio della propria vita, era una situazione che riguardava tutta la popolazione, sia per la crescente carenza di generi di prima necessità, cibo, medicinali, combustibili, sia per l’avvicinarsi del fronte di guerra, che esponeva a rischi sempre maggiori di essere vittime involontarie dei combattimenti tra gli eserciti.
Il pericolo che si temeva maggiormente veniva dal cielo, l’aviazione degli Alleati aveva ormai forze preponderanti rispetto a quelle tedesche e molte grandi città del nord avevano già subito pesanti bombardamenti. Alcuni interventi di protezione erano già stati organizzati in città e, parzialmente, anche nel forese: l’oscuramento (ossia l’eliminazione quasi totale dell’illuminazione notturna, pubblica e privata) per rendere più difficile l’individuazione di bersagli di notte e, soprattutto, la costruzione di rifugi antiaerei di vario tipo, più o meno efficaci, che erano il fulcro del sistema di protezione nazionale chiamato Unpa (Unione nazionale protezione antiaerea).
Fino al 13 maggio 1944 gli imolesi potevano dire di essersela cavata abbastanza bene, ma da quel giorno cambiò tutto, in modo terribile. I bombardieri alleati (il cui nome, Fortezze volanti, era tutto un programma), partiti dalla Puglia con obiettivo la linea ferroviaria da Piacenza a Cesena, sganciarono oltre trecento bombe devastando soprattutto la zona attorno alla stazione ferroviaria e il rione che stava tra il Macello comunale (in via Selice) e viale De Amicis.
L”articolo completo nel numero del Sabato sera del 7 maggio