Coronavirus, Regione e Città metropolitana pensano alla «Fase 2»: ripartenza da manifattura, cantieri e trasporti
Si avvicina la «fase 2» dell’emergenza Covid-19 e i fari sono puntati sulla ripartenza delle attività economiche. Il Dpcm del 10 aprile scorso ha prorogato fino al 3 maggio le misure restrittive mirate al contenimento dei contagi, ma da settimane la Regione Emilia Romagna si è attivata, partendo dal Tavolo regionale del Patto per il lavoro, con l’obiettivo di costruire un «governo della ripartenza», come è stato definito dal presidente Stefano Bonaccini e dall’assessore allo Sviluppo economico, Vincenzo Colla. Un governo che prevede la costituzione di Tavoli per la sicurezza nei luoghi di lavoro in tutte le province, ai quali la Regione mette a disposizione una dotazione di 1,5 milioni di euro, oltre a 5 milioni per la messa in sicurezza sanitaria e la sanificazione degli ambienti di lavoro.
Il primo a partire è stato il Tavolo promosso dalla Città metropolitana e dal Comune di Bologna, presieduto dal vicesindaco metropolitano e sindaco di Castel San Pietro, Fausto Tinti, con la partecipazione di rappresentanti di Governo, Regione, Ausl, parlamentari locali, autorità di controllo del lavoro e organizzazioni imprenditoriali e sindacali. Tra i compiti, la stesura di protocolli operativi di sicurezza per le principali filiere produttive, un argomento del quale si è discusso nella riunione in videoconferenza di lunedì 20, preceduta da un incontro con i parlamentari locali. Ma appare difficile, anche alla luce delle ultime dichiarazioni del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ipotizzare ripartenze anticipate. «Le riaperture –ragiona Tinti – sono legate alla riduzione delle restrizioni personali, finché la gente non può uscire e non si riattivano i servizi dell’ecosistema, come si fa a pensare di aprire le aziende? Non ho mai messo in dubbio il 4 maggio come orizzonte unico. Questo però non vuol dire che non si debba correre, perché ce lo chiedono le imprese: non ci preoccupiamo se i primi protocolli dovremo tenerli chiusi in una scatola fino a quella data».
Tornando al Tavolo, quattro sono le filiere giudicate prioritarie in base ai criteri dell’internazionalizzazione, della competitività e della disponibilità di protocolli già implementati (è il caso dell’edilizia, nella quale l’Ance ha già fatto un notevole lavoro): manifattura e industria (in particolar modo i segmenti dell’automotive, dell’automazione e della moda), edilizia e cantieri, trasporto merci e logistica, mobilità delle persone, con l’inclusione degli hub funzionali (aeroporto, autostazione, Interporto eCentergross). (mi.ta.)
L”articolo completo è su «sabato sera» del 23 aprile