Coronavirus, 6 positivi ma meno ricoveri e l’ospedale si riorganizza per il noCovid. “Dovremo convivere col virus, in sicurezza”
Ancora 6 positivi in più nel circondario di Imola e per metà sono operatori sanitari, confermando i timori che il Coronavirus abbia colpito molti di coloro che in queste settimane hanno lavorato in prima linea. Accanto a questi numeri ci sono quelli del netto calo dei ricoverati in terapia intensiva e nei reparti Covid, tanto che nell’ospedale di Imola da ieri il reparto dedicato è stato ridotto da 118 a 92 posti letto, riattivando un settore per i pazienti noCovid, mentre aumentano i ricoverati (20 oggi) nel reparto post acuzie nell’Osco di Castel San Pietro Terme e 13 sono le persone alloggiate nell’Euro Hotel a Imola in attesa di certificare la guarigione e poter rientrare a casa.
Tutti i numeri confermano che la malattia presenta malati meno gravi, seppur continuino ad emergere sempre nuovi contagi, anche grazie al maggior numero di test sierologici e tamponi che vengono fatti. Come visto ieri, ad esempio, vengono confermati casi tra gli operatori sanitari e dal lavoro delle Usca con le visite a domicilio quelli con sintomi incerti che si trovano in isolamento a casa.
L’epidemia non si è fermata, quindi, ma le misure messe in atto fino ad ora sembrano riuscire a contenerla. Tutti gli occhi ora sono puntati sulla fase due, la ripartenza. La linea l’ha dettata il presidente della Regione Stefano Bonaccini con l”ordinanza di ieri: una via di mezzo tra il tutto chiuso della Lombardia, oltre quanto deciso da Roma fino al 3 maggio, e il via libera del Veneto. Questo significa mantenere un regime di maggior salvaguardia nei territori più colpiti (a Piacenza, Rimini e Medicina librerie, cartolerie e negozi per bambini chiusi), ma anche apertura dei supermercati la domenica (19 e 26 aprile) per cercare di evitare affollamenti. Soprattutto l’obiettivo “è sperimentare qualche apertura delle attività produttive”.
Il commissario regionale all’Emergenza Sergio Venturi l’ha spiegato così: “Questa fase sta passando, ma dovremo arrivare ad un’altra in cui dovremo convivere col virus che significa ritornare alla normalità ma in sicurezza, con protocolli sui quali noi siamo già pronti a confrontarci con organizzazioni sindacali e imprenditoriali come stanno facendo molte aziende come la Ferrari o la Gd”. Non solo. A latere della proposta di fare in Emilia Romagna l’hub delle terapie intensive di tutto il Paese, c’è anche il lavoro per “tornare alla normalizzazione degli ospedali, non è possibile avere un sistema sanitario eccellente come quello di questa regione che lavora a senso unico. Vi sono ospedali che già si stanno sanificando e si stanno occupando di problematiche non attinenti al Covid mi aspetto che anche gli altri a breve lo possano fare”. (l.a.)