Ciclismo, il grande amore per la bicicletta in questi tempi di… «carognavirus»
Alcuni ciclisti amatoriali o di categorie minori sono stati fermati e multati dalle Forze dell’ordine, nei primi giorni di divieti, perché trovati a pedalare fuori dagli spazi allora consentiti, cioè al di fuori del Comune di domicilio. Nei vari decreti, consultando il sito del Governo, alla pagina «Domande più frequenti» ed al paragrafo «Posso utilizzare la bici?» si poteva leggere: «La bicicletta è consentita per raggiungere lavoro, residenza, negozi di prima necessità e per svolgere attività motoria. È consentito svolgere attività sportiva o motoria all’aperto anche in bici purché a distanza di sicurezza di almeno un metro». Ma con l’aggravarsi dei contagi il Ministero della Salute aveva precisato: «Possono uscire in bici solo gli atleti della massima categoria…» e che «…Non è ammissibile l’uso della bici per diletto…» e a tutt’oggi c’è stata un’ulteriore stretta.
È vero che i decreti non sono chiarissimi (…attività motoria… solo vicino a casa…) ma non è detto che il Presidente del Consiglio Conte o il suo staff conoscano tutte le voglie, le manie e le paranoie dei «campioni della domenica», cicloturisti mangia-ciambella o cicloamatori a caccia di «sportine». Il buon senso, se esiste, dovrebbe far ragionare in altra maniera ed anche la Fci e l’Accpi (Associazione Corridori Ciclisti Professionisti) hanno chiesto di aderire in massa all’invito #Iorestoacasa già attuato da tanti «pro» che esternano sui social. La Regione Emilia Romagna ha detto la sua: chiusura di parchi e giardini e niente bici per sport. Nel paese del «fatta la legge, trovato l’inganno» chi si lamenta e scrive: «Ci volete tutti al 41 bis» dovrebbero bastare elementari considerazioni. Se uscissimo, anche da soli e a distanza di sicurezza ma in tanti, daremmo l’immagine di una situazione «normale» che invece normale non è.
A questi comportamenti se ne aggiungerebbero altri, tipo footing, passeggiate, pisciatina del cane (si racconta che c’è chi affitta la bestiola), nordic walking ecc. che a poco a poco renderebbero vani i provvedimenti anticontagio. Ai ciclosmaniosi va anche ricordato che in un’attività rischiosa per possibili cadute, intasare i vari Pronto Soccorso in questa fase non è il massimo dell’altruismo. Poi, visto che più del virus preoccupa l’economia e l’andamento dei mercati, cioè i baiocchi, le assicurazioni che prima di cacciare la grana contano i peli del c… di una mosca, con pandemia dichiarata dall’Oms non coprirebbero mai eventuali incidenti, come ha fatto notare la Lega Ciclismo Uisp in un comunicato. Invitiamo chi si pedala addosso a comprarsi i rulli o meccanismi consimili, perché c’è l’impressione che il «carognavirus» non finirà tanto presto. Ho saputo che la ciclista imolese della Nazionale Junior, Alessia Patuelli, li sta usando davanti a casa con la supervisione di papà Andrea. Brava. Io me li farò prestare dall’amico Cesarino e starò a pedalare sul posto per mezz’ora davanti alla tivù. A tutti gli altri, un invito a «tenere botta» con l’augurio che, se ci comporteremo come prescritto, andrà tutto bene. (n.v.)
Nella foto: il giornalista di «sabato sera» e cicloamatore Nino Villa