Medicina «zona rossa» contro il virus – La spesa, parte seconda
Lunedì 30 marzo, Medicina «zona rossa». Il sindaco ha concesso la riapertura delle edicole. Mio padre si è catapultato e ha comprato dieci giorni di arretrati di Repubblica. Oggi sono tornato a fare la spesa, l’ultima volta si poteva entrare in 25 alla volta, oggi in 15, c’era un po’ di fila. Una volta dentro, dall’altoparlante una voce molto dolce ha cominciato a ripetere: fate presto, non riempite le buste alla cassa, fatelo fuori dal supermercato. Fate presto, non riempite le buste alla cassa, fatelo fuori dal supermercato. Appena sostavo qualche secondo di troppo davanti a un prodotto venivo ammonito con lo sguardo. Fate presto, non riempite le buste alla cassa, fatelo fuori dal supermercato. Al terzo passaggio nello stesso corridoio un addetto mi ha fulminato. «Bisogna cercare di velocizzare», ha detto. Io l’ho guardato, ero un po’ smarrito: «cerco la farina numero 2». Lui ha sorriso. «Ti comprendo amico», ha detto, «chi cazzo la compra la farina 2?»
Fate presto, non riempite le buste alla cassa, fatelo fuori dal supermercato. Ho buttato l’occhio all’esterno, c’era una fila lunghissima, mi sono salite ansia e senso di colpa. Ho cominciato a frullare come una trottola: pasta, carne, birre, verdure, biscotti. Avanti e indietro. Ad un certo punto mi sono anche tolto la mascherina, come Pantani si toglieva il cappellino prima di scattare in salita. Ma la sudorazione saliva, e non era per la fatica, era perché non avevo ancora affrontato il mio grande avversario: lo scaffale dei prodotti per la casa. Mezz’ora più tardi lo stesso inserviente mi ha scovato fermo immobile davanti a un plotone di candeggine/sgrassatori/ammorbidenti e ammennicoli vari. «Problemi?». Io ero nella stessa posizione del Cristo che domina Rio de Janeiro, con in mano un foglio lungo quanto un rotolo di carta igienica. «Cif, ciof, amuchina, sciantecler, candeggi, sgrassa pure, superfici, bagni, sterilizza, uccide…» Poi non ricordo più nulla.
Mi sono ritrovato fuori dal supermercato, steso per terra, a prendere aria. L’inserviente aveva legato una bistecca surgelata a un manico di scopa e con quella mi colpiva sul volto, per risvegliarmi tenendosi a distanza di sicurezza. «Che è successo?» ho domandato. «È andato in tilt», ha risposto l’infermiere, «ha cominciato a rimbalzare avanti e indietro tra scansie, sembrava un robot aspirapolvere incastrato sotto a un tavolo». «E dopo?» «Le abbiamo preso il telefono e chiamato casa. Sua moglie voleva il Cif sgrassatore, era molto semplice. Ad ogni modo abbiamo completato la spesa, è già nel baule della sua automobile». «Grazie gentilissimi, allora rientro a casa». «Ci sarebbe da pagare». «Ah sì. Quanto?». «Sono solo 930 euro». (Corrado Peli)
Nella foto: un cartello appeso fuori da un negozio a Medicina
Corrado, sei sempre straordinario!
Mi è scappato un sorriso immaginando mio marito (è lui che esce per la spesa), nella stessa situazione!
Grazie!
È bello sorridere un po’!