Il mondo dopo il Coronavirus, Demostenes Floros: «L’Italia può giocarsi un futuro tra Cina, Russia e Stati Uniti»
Dopo la pandemia ci aspetta la crisi economica ma per l’Italia ci potrebbe essere un’opportunità ritagliandosi un ruolo nuovo tra Russia, Cina e Stati Uniti. E’ l’opinione di Demostenes Floros senior energy economist presso il Centro europa ricerche di Roma. Si occupa di analisi geopolitiche, in particolare in tema di materie prime, petrolio e gas naturale. Floros abita a Medicina e in questi giorni si trova come gli altri nella zona rossa di contenimento per il Coronavirus.
Cosa la preoccupa rispetto all’Italia e all’Europa?
«La situazione dell’Europa è grave perchè non ci siamo ancora ripresi dalla crisi da eccesso di capitali, beni e servizi del 2008, dove la parte finanziaria rappresentava solo il sintomo non la patologia. E le regole dell’Unione europea e monetaria, i fondamenti di Maastricht hanno peggiorato la situazione».
A proposito della Cina, come uscirà dalla pandemia?
«Notevolmente rafforzata all’interno del panorama internazionale. Al di là delle legittime opinioni su quel sistema politico-economico, la Cina ha investito nel sistema sanitario e nella formazione del personale, in ricerca e tecnologia, ma abbiamo visto anche una disciplina e un legame tra gruppo dirigente e popolo che non sussiste nei nostri Paesi occidentali. Piuttosto mi preoccupa fatto che il portavoce del ministro degli Esteri cinese abbia accusato gli Stati Uniti in merito alla diffusione del Covid-19, quando in precedenza la diplomazia cinese aveva sempre preferito un profilo basso. Questo significa che lo scontro tra le due grandi potenze sta raggiungendo un livello mai visto nel recente passato».
Per l’Italia stremata dal Coronavirus si prospetta un futuro davvero fosco.
«Non è detto che sia così, e dipende anche da noi. Stiamo vivendo una situazione difficile, ma l’aiuto della Cina e le parole della diplomazia russa ci dicono che siamo considerati un paese importante dai due colossi euroasiatici. Possiamo approfittare di questa crisi per assumere un ruolo ponte tra gli Stati Uniti da una parte e Cina-Russia dall’altra. Il messaggo del softpower cinese è chiarissimo: vogliamo avere un rapporto con voi. La Via della Seta è un mega-progetto infrastrutturale marino e terrestre che in valore è un multiplo del piano Marshall, determinerà i nuovi rapporti di forza a livello mondiale e siamo l’unico Paese del G7 e tra i fondatori della Ue, che l’ha sottoscritto. Senza dubbio, Germania e Olanda non vedono la cosa di buon occhio: i porti di Rotterdam e Amburgo diverrebbero meno importanti a vantaggio dei nostri, ad esempio». (l.a.)
L”intervista completa tra geopolitica ed economia sul “sabato sera” del 26 marzo