Coronavirus, idrossiclorochina, antivirali e antibiotici nella profilassi sperimentale a Medicina, interessate 150 persone
Domani mattina cominceranno le prime visite al domicilio dei residenti a Medicina, capoluogo e frazione di Ganzanigo, candidati alla profilassi sperimentale. I potenziali interessati sono coloro che presentano sintomi, febbre o problemi respiratori, dei quali è stata già accertata la positività, così come i contatti stretti oppure chi è stato segnalato dal medico di famiglia o ha contattato autonomamente l’Ausl di Imola ma non c’è ancora la conferma dalla refertazione dei tamponi. “Attualmente sono circa 115 le persone con Covid19 accertato nell’area confinata di Medicina – spiega Andrea Rossi, medico igienista, epidemiologo e direttore generale dell’Ausl –. Poco più della metà sono ricoverate, per cui il target dell’intervento è di circa 150 persone tra Covid positivi”.
Si tratta della sperimentazione annunciata già nei giorni scorsi dal commissario regionale all’Emergenza Coronavirus Sergio Venturi che prevede un cocktail di farmaci individuato dagli infettivologi dell’Azienda ospedaliera universitaria Sant’Orsola di Bologna: idrossiclorochina associata ad antivirali e/o antibiotici. L’obiettivo, in stretta collaborazione con il reparto diretto da Pierluigi Viale, è verificare se l’avvio di una terapia precoce possa evitare gli aggravamenti, evitando i ricoveri, soprattutto in terapia intensiva.
Prima le persone saranno contattate telefonicamente a cui seguirà la visita a casa, fatta la valutazione clinica si chiederà la disponibilità ad aderire alla sperimentazione. A quel punto viene consegnata la terapia per una settimana (ed eseguito il tampone se non ancora fatto). Ovviamente la combinazione dei farmaci può cambiare a seconda del caso. Un primo controllo specialistico viene eseguito dopo 48 ore portando i pazienti in ospedale. In tutto sono coinvolti 5 medici di continuità assistenziale e 10 infermieri nelle équipe (denominate Usca Unità speciali di continuità assistenziale), più 2 infettivologi del Sant’Orsola .
“Il razionale scientifico – dettagliano dall’Azienda sanitaria imolese – parte dall’evidenza di un aumento, in queste settimane, dell’accesso ai pronto soccorso di pazienti che necessitano di ricovero per un peggioramento della malattia, che stavano trascorrendo al domicilio. A questo trend epidemiologico si associa un’evidenza sul ruolo della terapia antivirale precoce con clorochina ed idrossiclorochina associata a farmaci anti virali e/o antibiotici”.
Come si sa, il capoluogo di Medicina e la frazione di Ganzanigo sono dal 15 marzo chiusi in una zona rossa proprio per l’alta incidenza di positivi rapportato alla popolazione con una forte virulenza (10,5 casi per 1000 abitanti con una mortalità dell’11,9%). L’entità del focolaio (cluster) ha convinto ad attivare questo studio.
“Se il modello dimostrasse l’efficacia che speriamo nel diminuire i casi di malattia che progrediscono negativamente, si giustificherebbe ampiamente il grande sforzo organizzativo che stiamo mettendo in atto”. (r.cr.)
Nella foto un check-point delle forze dell”ordine per la zona rossa di Medicina e il direttore generale dell”Ausl Andrea Rossi
Speriamo che sia valida e non peggiori le cose