Medicina «zona rossa» contro il virus – Si torna a fare il giornalista
Lunedì’ 23 marzo, Medicina «zona rossa». In questi giorni è un po’ come tornare alla vecchia professione di giornalista. Riunione di redazione con il team dell’agenzia e poi si corre e si rincorre. Escono decreti, ordinanze, aggiornamenti. Ho intervistato e sono stato intervistato. Per una volta, finalmente, mi è tornato utile il tesserino da giornalista, con il quale posso girare liberamente nella zona rossa. Avrei fatto a meno volentieri di questo privilegio. In verità, poi, non vado da nessuna parte.
Ai varchi, o checkpoint, o chiamateli come volete, ci sono scambi di materiali di sopravvivenza come nel film «Il ponte delle spie», sotto l’occhio vigile delle forze dell’ordine. Parenti o amici liberi lasciano ai militari pacchi o sacchetti e i reclusi della zona rossa li vanno a recuperare. Io ho pensato di scambiare mia moglie con i chitarristi e il bassista della mia band, ma siccome sono ormai quindici anni che non suono, non hanno autorizzato lo scambio. Però ci sono stato veramente al check point, quello sulla San Vitale, a recuperare alcune copie del Sabato Sera. Da un lato della barricata c’era Lara Alpi, dalla redazione di Imola, dall’altro c’eravamo io e Cristian Mezzetti, l’autore dello striscione «Medicina tieni duro», che sta facendo il giro del web. Lara ha lasciato un pacco di copie per terra e poi è dovuta indietreggiare di alcuni metri. Mentre Cristian andava al recupero un carabiniere si è avvicinato a me: «Giornali? Non proprio un bene di prima necessità». Ha detto, con un bonario rimprovero. Io ho allargato le braccia. «E poi», ha aggiunto, «in due dovevate venire a prenderli?». Che dovevo rispondere? Ho allargato ancor di più le braccia.
Ho pensato a cosa sarebbe stata questa situazione trent’anni fa, senza internet, solo con il vecchio telefono grigio della Sia, con la rotella dei numeri. Sarebbe stato meglio o peggio? Temo peggio. Ieri ho aperto la porta e mi sono affacciato sotto al portico, c’era un’aiuola con la terra smossa e buttata per terra. Ha ragione la mia amica Caterina Cavina, i gatti si stanno impadronendo della città. Da oggi si può fare una donazione al nostro Comune, c’è la campagna #sostengomedicina, serve a sostenere l’impegno che l’amministrazione, assieme a una rete di Enti e Associazioni del territorio, sta mettendo in campo per portare cibo e medicinali agli anziani, a chi è solo, a chi è in quarantena. Anche un piccolo gesto è importante. Intanto scende la notte, un altro giorno è andato. (Corrado Peli)
Nelle foto: la consegna dei giornali di «sabato sera» al check point sulla San Vitale