Medicina «zona rossa» contro il virus – Convivere
Giovedì 19 marzo, Medicina «zona rossa». Non ho il giardino ma per fortuna la casa è grande. Perché il problema maggiore non è lo stare chiusi in casa, ma starci in quattro. Si dice che per sapere se gli amici sono veri amici bisogna fare una vacanza in barca assieme. Allora io dico che per capire se ami tua moglie ti ci devi mettere in quarantena per un paio di settimane. La nostra giornata è molto semplice: io mi alzo alle sette, faccio colazione e mi chiudo nel mio studio, esco attorno alle tredici per pasto frugale poi mi rinchiudo almeno fino alle diciotto. Mia moglie uguale, da venerdì scorso è a casa, si è ritagliata uno spazio in taverna dove riesce a portare avanti le sue cose.
I bambini vivono nella totale anarchia nel resto della casa. Mia figlia, seconda media, segue tre ore di lezione online, dalle nove alle dodici, poi chat, pianoforte e un numero indefinito di docce. Mio figlio, quarta elementare, di genetica paterna, tende generalmente a non fare un tubo. Vista la situazione, gli ho concesso qualche ora di videogame online, così per stare in contatto con gli amici, l’altro giorno l’ho beccato che parlava con un somalo, il quale ripeteva come un mantra: Italia, Napoli, pizza, coronavirus, Italia, Napoli, pizza, coronavirus. Dalla Somalia ci pigliano per il culo. Alle diciotto riesco a sottoporlo a mezz’ora di allenamento, perché l’attività fisica è l’altro grosso problema. Corda, su e giù per le scale, passaggi con il pallone, pseudo esercizi di yoga e stretching.
Per il resto si susseguono le notizie di altri decessi, ricoveri, terapie intensive e persone a casa con la febbre. Ogni volta che esce un nome si fa mente locale, quando l’ho incontrato per l’ultima volta? Più o meno di quattordici giorni fa? Per sicurezza ti lavi le mani. Tutto si sta ritualizzando, verso le 18.30 si beve qualcosa in compagnia, via chat. È triste, molto triste, ma è meglio di niente. In questi giorni il nostro sindaco è andato su La7, Sky, dalla D’urso, sì, dalla D’Urso. Siamo tutti orgogliosi di lui. Io ho voglia di traffico, di camion che passano facendo vibrare i vetri della finestra, di sane boccate di smog, di qualcuno che esce dall’osteria su di giri e urla alla luna. (Corrado Peli)
Nella foto: a sinistra Corrado Peli prende il sole sul terrazzo di casa; a destra la cartina che delimita la «zona rossa» di Medicina «personalizzata» dallo stesso scrittore con l”indicazione di posizione della sua abitazione
Corrado mi piace questo tuo spaccato di intimità!
Corrado Peli