Coronavirus, parla il medico sportivo di Imolese e Andrea Costa Luciano Verardi
Lo sport ai tempi del Coronavirus si ferma. Ora definitivamente, fino al 3 aprile. Nelle scorse settimane, quando ancora si parlava di giocare a porte chiuse, si era posta grande attenzione sul ruolo del medico sportivo e sui controlli da fare ai tesserati di una società, per evitare il contagio a compagni e avversari.
Ma quali sono esattamente questi controlli? L’abbiamo chiesto a Luciano Verardi, medico sociale di Imolese e Andrea Costa. «In realtà, non c’è molto da dire. Si tratta di far seguire a tutti i tesserati quelle norme igienico-sanitarie che sono buona prassi per evitare un possibile contagio: lavarsi spesso le mani, non bere dalla stessa borraccia, buttare subito fazzolettini e materiale medico utilizzato, come bende e cerotti. Eventuali controlli di tipo più accurato vanno effettuati solamente nei soggetti che manifestano sintomi come tosse o febbre. Come sappiamo, infatti, si tratta di un virus con un alto tasso di contagiosità, addirittura 2 volte e mezzo superiore rispetto alla normale influenza».
Il vostro compito, dunque, non varia così tanto rispetto al solito.
«Fino alla scorsa settimana no: semplicemente si trattava di supervisionare la situazione e sorvegliare i nostri atleti, come sempre. Si tratta di un compito che non spettava solo a me, ma andava condiviso con il fisioterapista e lo stesso staff tecnico, che dovevano avere un occhio di riguardo. Ora la situazione è cambiata». (an.cas.)
Nella foto (Isolapress): Luciano Verardi al Romeo Galli