Autoriciclaggio, in manette imprenditore imolese. Sequestro di beni per 3 milioni e mezzo di euro
Attraverso una rete di società di comodo, tutte con sede fittizia nella capitale, trasferiva guadagni provenienti da attività illecite all’estero. Poi, per “ripulirli” e poterli prelevare in contanti, li faceva transitare attraverso altre società non operative in Croazia, in Slovenia e in Ucraina, grazie a false triangolazioni commerciali.
In manette, con l’accusa di autoriciclaggio in concorso, l’imprenditore imolese Cristian Marocchi, a cui i militari del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Bologna hanno anche sequestrato beni per un valore complessivo di 3 milioni e 594.423 euro, pari al profitto derivato dall’attività di autoriciglaggio.
Le Fiamme Gialle hanno inoltre denunciato a piede libero cinque persone che collaboravano con l’imprenditore, quattro italiane e una straniera, tutte sui 40 anni e residenti nelle province di Bologna e di Modena.
A colpire sia gli inquirenti sia il Giudice per le indagini preliminari è stata «la pervicace e callida azione criminale [del soggetto] – si legge nell’ordinanza di applicazione della misura cautelare richiesta dal Pubblico ministero Rossella Poggioli – che, nonostante sia stato sottoposto a procedimento penale in merito a delitti fiscali che costituiscono reati presupposto dell’autoriciclaggio, ha, di fatto, continuato in modo imperterrito a compiere le medesime azioni finalizzate al trasferimento del denaro di provenienza delittuosa per ulteriori scopi illeciti».
Figlio di un pilota di motociclismo e pilota a sua volta (carriera interrotta nel 2005 a seguito di un incidente nel campionato del mondo Superbike, ndr), Marocchi è molto conosciuto nel mondo delle due ruote, ma non solo. (r.cr.)