Stefano Manara si prepara a lasciare il Cda di Hera: «In futuro? Riciclo chimico delle plastiche e power to gas per il fotovoltaico»
Stefano Manara si sta preparando a lasciare il Consiglio di amministrazione di Hera Spa, dove siede dal 2014 a rappresentare il ConAmi (di cui era presidente del Cda) e il territorio imolese. Le nuove nomine sono previste per il 29 aprile. Il colosso delle multiutility, nato quasi vent’anni fa dalla fusione di undici municipalizzate, compresa l’imolese Ami, si appresta nel frattempo ad approvare un bilancio con un valore della produzione (fatturato) di 6,5 miliardi. «Il gruppo Hera avrà 9.000 dipendenti nel 2023, quasi 17 mila con l’indotto e mi piacerebbe ci fosse orgoglio per questa azienda da parte dei cittadini e dei quasi 400 Comuni soci o clienti, perché lo merita» esordisce.
Il territorio imolese potrà indicare chi la sostituirà?
«Chiariamo. All’interno del Patto di sindacato che comprende gli azionisti pubblici di Hera, lo statuto prevede che il territorio romagnolo, a cui fa capo il ConAmi, proponga quattro consiglieri e il presidente del Cda. Bisogna mettersi d’accordo prima nel ConAmi e poi con gli altri Comuni (una sessantina in tutto), ad esempio Ravenna o Cesena».
Il Consorzio Ami detiene 108 milioni di azioni Hera, i rendimenti portano utili per attività e bilanci degli enti locali soci. Come vanno i dividendi?
«Il valore delle azioni è in crescita, nell’ultimo periodo siamo saliti a circa 4 euro. Nel 2019 i Comuni hanno avuto 10 centesimi per azione, che si prevede arrivino a 10,5 centesimi nel 2020 con una prospettiva di 12 centesimi per il 2023, superiore di un centesimo rispetto al piano industriale precedente».
Qualcuno sostiene che Hera dovrebbe pensare meno a remunerare le azioni e abbassare le bollette dei cittadini.
«E’ la supposta frattura tra la corretta remunerazione agli azionisti e le tariffe. Ma non c’è connessione diretta. Meno del 4% del valore della produzione va alla remunerazione dei soci azionisti, il 35% va all’indotto, aziende e servizi, l’8% per gli stipendi e la maggior parte per investimenti».
Quali sono le novità del patto industriale di Hera al 2023?
«In questi anni l’azienda ha fatto uno sforzo per delineare il suo impatto sociale e ambientale per tendere al 100% della sostenibilità e risulta che già ora il 36% del suo margine operativo, certificato da enti terzi, è su attività che migliorano l’uso dell’acqua, ottimizzano l’uso dell’energia e delle altre risorse, e l’obiettivo è salire al 42% nel 2023. La base sono i 17 goals dell’Onu sul global compact. Tutto questo mentre continua a fare il suo mestiere, con investimenti nelle reti per 3 miliardi nei prossimi quattro anni per migliorare la qualità dell’acqua, ridurre perdite e sprechi. Un beneficio vero e immediato per i cittadini».
Hera sta investendo molto sulla ricerca, si parla da tempo di biocarburanti dai rifiuti.
«Abbiamo realizzato a Sant’Agata un biodigestore per la produzione di biogas, stiamo guardando con grande attenzione ai biocarburanti e anche al riciclo chimico delle plastiche. Inoltre stiamo lavorando alla tecnologia power to gas per stoccare l’energia del fotovoltaico sotto forma di gas naturale, più facile da immagazzinare e utilizzare al bisogno. E per il momento su questo non posso dire altro». (l.a.)
L’intervista completa sul «sabato sera» del 20 febbraio 2020.