A Montecatone un percorso riabilitativo per pazienti costretti ad una immobilità prolungata
Da alcune settimane è attivo all’istituto di riabilitazione di Montecatone un ambulatorio multi-specialistico per la valutazione e il trattamento dei disturbi muscolo scheletrici secondari, rivolto a quei pazienti costretti ad un allettamento prolungato che può avere conseguenze su più apparati (locomotore, della cute, gastroenterico, cardiovascolare e cognitivo psicologico con danni sensoriali, motori e cognitivi) tali da determinare una sindrome da immobilità che, nel lungo termine, può portare alla perdita permanente di alcune abilità motorie.
Alle attività dell’ambulatorio di alta specialità concorrono congiuntamente specialisti fisiatri e ortopedici. Tutto ciò è reso possibile, all’interno di un accordo di area metropolitana, dalla collaborazione tra Montecatone e le aziende Usl di Bologna e Imola, l’Istituto delle Scienze Neurologiche di Bologna e le strutture del Consorzio Colibrì (Santa Viola e Villa Bellombra). «Il punto di partenza del percorso riabilitativo, in cui è necessario prevenire e contenere le alterazioni muscolo scheletriche favorendo la partecipazione e l’interazione del paziente – ha spiegato Pamela Salucci, direttore dell’Unità Operativa Gravi Cerebrolesioni Acquisite – è riconoscere i danni che si instaurano a seguito di un trauma o una malattia».
Ma è solo grazie all’alleanza tra operatori, paziente e familiari che è possibile immaginare un percorso riabilitativo efficace perché «l’adesione della famiglia al programma – ha precisato la Salucci – ha dimostrato un migliore outcome alla dimissione». In pratica viene sottoscritto il patto di cura tra le parti che sancisce un accordo di collaborazione reciproca necessaria alla creazione dell”ambiente terapeutico idoneo al percorso riabilitativo della persona ricoverata. «Le opzioni terapeutiche – ha concluso la Salucci – coprono un range di competenze specialisticihe piuttosto differenziato: la chirurgia ortopedica funzionale, eventuali approcci di neurochirurgia funzionale, la neuro-modulazione transcranica, la neurolisi chimica loco-regionale, l’impianto di infusori intratecali di farmaci ed altri ancora. Idem dicasi per le necessarie risorse diagnostiche integrative, che sono molteplici (elettromiografia, ecografia, elettroneurografia)». (da.be.)
Nella foto: l’istituto di riabilitazione di Montecatone